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Abbiamo ancora memoria, no?

L’arresto di Battisti sarà sicuramente uno degli eventi che verrà scelto per riassumere il 2019. Un evento mediatico, oltre che giudiziario, di un’entità notevole. I capi di accusa sono molteplici e i processi svolti in contumacia lo hanno definito colpevole di vari omicidi e crimini.

Battisti faceva parte, durante gli “Anni di piombo”, dei PAC – Proletari Armati per il Comunismo – uno dei tanti movimenti politici che ha sposato la lotta armata, decidendo di muoversi al di fuori del perimetro della legalità. Il resto è la storia che accomuna i tanti che ancora sono all’estero e che hanno pene da scontare qui in Italia.

Insomma, gli anni 70 sono ancora un affare con cui dobbiamo e dovremo fare i conti: è un argomento che divide, che ancora genera conflitto. Perché? Perché a oggi non abbiamo gli strumenti –  sono troppo pochi gli anni di distacco – per fare disamine politiche oggettive: la strumentalizzazione di quegli anni pare sia impossibile da non fare, si è per forza spinti a essere o da una parte o dall’altra, o a destra o a sinistra, o rosso o nero. La domanda che forse bisognerebbe porsi è: quanto tempo ci vorrà affinché quegli anni, così ricchi di eventi e così controversi, possano tornare a essere patrimonio di tutti? Sino a quando lo studio di quel periodo sarà relegato a pochi fortunati che studieranno Storia contemporanea all’università, sarà ben difficile riappropriarsene perché la discussione rimarrà solo su livelli didattici.

Se è vero che studiare Storia non serve soltanto a conoscere il passato, ma soprattutto a capire il presente e a prevedere il futuro – e le tesi di Vico sui corsi e ricorsi storici ne sono un ottimo esempio – non varrebbe la pena pensare di iniziare a studiare come si deve il Novecento già dalla secondaria di primo grado? Quegli anni sono vicini a noi non solo temporalmente, ma anche perché il nostro territorio – San Giuliano Milanese, come San Donato o Robbiano di Mediglia – è stato ricco di persone ed eventi che varrebbe la pena studiare e riprendere. Un nome ai più sconosciuto, Enrico Karanastassis, è uno dei nessi che collega le indagini sulla strage di Piazza Fontana a San Giuliano Milanese.

Per concludere: se non ci pensa la scuola a formare le generazioni future, studiando la storia e soffermandosi soprattutto sugli ultimi decenni, rischiamo di far crescere generazioni di uomini e donne che magari gioiscono per l’arresto di Battisti senza accorgersi del ritorno di politiche xenofobe e nazionaliste. Ma fortunatamente abbiamo ancora memoria, no?

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