Amministrative 2022 saranno al femminile?

La associazione “Toponomastica femminile” ha scritto un appello diretto alle forze politiche che presenteranno i propri candidati alle elezioni amministrative che si terranno il prossimo autunno nei comuni di Dresano, Melegnano, Lodi e San Donato; abbiamo intervistato Sara Marsico e Giulietta Pagliaccio per farci illustrare le ragioni e i temi toccati dal loro appello.

Ciao Sara, abbiamo letto l’appello che hai sottoscritto assieme alla associazione “Toponomastica femminile.”; per cominciare ci puoi spiegare chi siete e quale scopo si prefigge l’associazione?

Sara: Premetto che parlo non solo a nome mio ma delle firmatarie dell’appello e di molte associate di Toponomastica femminile. L’associazione nasce nel 2012 con una pagina facebook ad opera di una docente di Geografia, Mariapia Ercolini, che ha l’idea di un censimento delle vie intitolate alle donne in tutti i Comuni d’Italia. Verrà a scoprire che il numero delle strade intitolate alle donne va dal 3 al 5 per cento, mentre quelle intitolate agli uomini raggiungono il 40%. Non solo, ma la maggior parte delle vie al femminile sono intitolate a sante, Madonne e benefattrici. Il resto delle vie e delle piazze sono intitolate a fiumi, laghi, fiori, alberi, battaglie, date storiche importanti.

Toponomastica femminile si costituisce in associazione nel 2014, comprende bene che la Toponomastica è un rilevatore sociale e si propone di porre rimedio a questa “misoginia ambientale” invitando scuole, associazioni e amministrazioni a intitolare luoghi e non solo vie, a figure femminili che hanno dato un contributo alla società in campo politico, sociale, civile, artistico, letterario, scientifico, economico, storico ecc.

Le vie sono la nostra memoria e questa memoria è popolata in modo eccessivo da figure di eroi, condottieri, scrittori, scienziati, politici. Questo non può non incidere sulla percezione di sé dei bambini, una percezione di sé “anabolizzata”, mentre la mancanza di vie intitolate alle donne avrà come conseguenza di proporre alle bambine una scelta limitatissima di modelli femminili, come se non ce ne fossero o se le uniche fossero “le pie donne”, mentre l’altro modello proposto dalla cartellonistica pubblicitaria e dai media è quello seduttivo, che esalta e mostra il corpo femminile così come pensato dalla fantasia maschile. Questo influisce sia sull’autostima delle bambine e delle ragazze che sul modo in cui bambini e ragazzi si rapportano a loro.

Quali iniziative vengono generalmente promosse dalla vostra associazione?

Sara: Per esempio organizziamo ogni anno un concorso, arrivato alla sua nona edizione, destinato alle scuole di ogni ordine e grado e recentemente anche alle Università, che inviti a riscoprire figure di donne a cui dedicare scuole, rotonde, parchi, giardini, musei, biblioteche, aule di scuola e palestre, abituando così le classi ad esercitare la cittadinanza attiva, a frequentare le istituzioni e a farsi promotrici di proposte per i territori.

Inoltre Toponomastica femminile organizza conferenze e convegni sui temi legati agli stereotipi di genere, pubblica libri, ha realizzato delle mostre fotografiche itineranti in progress che possono essere richieste da scuole, associazioni, ordini di liberi professionisti, Comuni ecc. Con la rivista vitaminevaganti, a cui collaboro, Toponomastica femminile vuole dare visibilità a tutte quelle donne, e sono moltissime, locali, nazionali ed internazionali, che meritano di essere conosciute e di entrare nella memoria collettiva, in un’opera di giustizia riparatrice. Per il prossimo 8 marzo Toponomastica femminile ha avuto il patrocinio di Anci che ha invitato i Comuni di tutta Italia a impegnarsi a intitolare spazi pubblici a tre donne, una locale, una nazionale e una internazionale.

Se vuoi approfondire, il nostro sito riporta un elenco esaustivo delle iniziative passate e future nonché molto del materiale che abbiamo prodotto e promosso in questi anni.

Prendendo in considerazione le amministrazioni uscenti o comunque più in generale le amministrazioni del nostro territorio avete riscontrato delle disparità di genere nella composizione di liste, giunta, consiglio o a livello di commissioni?

Sara: Certo la disparità è palese in tutti i contesti che hai elencato; normalmente la politica, a tutti i livelli, è gestita da uomini, non ci sono grandi differenze nelle diverse amministrazioni.

Recentemente abbiamo assistito alla elezione del presidente della Repubblica per la quale è stata utilizzata l’espressione “una donna presidente” come se una qualsiasi donna potesse di per sé avere i requisiti necessari, al contrario parlando dei papabili uomini se ne è sempre fatto nome e cognome con relativo curriculum.

Emma Bonino ministra degli esteri con il presidente Giorgio Napolitano

Sara: Spero che questa sia una domanda provocatoria e che stiate scherzando. In 74 anni, dal 1948 ad oggi, l’idea che una donna potesse essere eletta alla Presidenza della Repubblica non è mai stata neppure ventilata in modo serio, forse con la sola eccezione della candidatura di Emma Bonino. Si è parlato sempre e solo di uomini, spesso politici navigati, il cui curriculum era noto ai più perché per molto tempo la politica è stata appannaggio quasi esclusivo degli uomini. Ma parlano i dati anche per quanto riguarda la presenza delle donne nel Parlamento italiano. Nella recente elezione del Capo dello Stato l’appello a una donna Presidente era rivolto a prendere in considerazione anche candidature femminili. Inizialmente l’unico nome che si era fatto, in mezzo a tanti candidati maschi, era quello di Marta Cartabia. Gli altri nomi, Severino, Casellati, Belloni, erano tutti di grande levatura istituzionale e intellettuale ma avevano poco spazio nelle trattative, peraltro tutte gestite al maschile, con l’unica eccezione della segretaria di Fratelli d’Italia.

La nostra rivista fin da luglio aveva pubblicato articoli che proponevano Rosy Bindi (che ha anche una pagina facebook di sostenitori e sostenitrici) Cartabia, Bonino, Cattaneo, Boldrini; tutte totalmente ignorate dal dibattito. Alcune di loro sono state sacrificate ai giochi di potere, bruciate una dopo l’altra, non appena si è capito che si sarebbero rivelate perdenti, diversamente da come si è fatto con candidature come quella di Draghi e di Casini, che ci si è ben guardati dal bruciare. Anzi Casini, ritirandosi, ha fatto anche una bella figura. Invito a considerare che non si è esitato a mandare al macello la seconda carica della Repubblica. Non so se la stessa cosa sarebbe accaduta se quella carica fosse stata rappresentata da un uomo. L’appello a presentare candidature femminili da parte di associazioni femminili e femministe era rivolto a chiedere un’applicazione della Costituzione, che vede all’articolo 3 la parità di genere come uno dei principi fondamentali. Sul punto vi invito a leggere un articolo che ho scritto in proposito, “Bruciate come le streghe”.

Giulietta: «purtroppo ancora una volta la questione “donna” è stata sventolata perché necessaria, per darsi un tono di modernità… ma nei fatti abbiamo visto che sono altre le logiche di spartizione del potere e in quelle logiche le donne sono assenti. Scardinare questi meccanismi sembra ancora un’azione quasi sovversiva.»

 C’è qualche amministrazione o partito che si è dimostrato negli ultimi anni più sensibile di altri o si tratta di un malcostume generale?

Sara: Direi che il malcostume è trasversale. Un’eccezione è stato il Gabinetto Renzi, composto in modo paritetico da Ministre/i, uomini e donne, non elette/i ma scelti/e dal Presidente del Consiglio. Anche in quel caso, però, ad esempio all’Economia, Ministero fondamentale, ci si è ben guardati dal mettere una donna.

Se dovessi dare una pagella valutando l’effettivo rispetto dei principi di parità e le politiche di sensibilizzazione in questo senso come ne uscirebbero le amministrazioni del territorio?

Sara: Non è questo l’intento del nostro appello ed io in particolare che del mio impegno di docente ho sempre detestato la valutazione e le pagelle, non mi sento di crearne qui. L’intento è sollecitare l’inserimento di donne all’interno delle liste elettorali.

Spesso, a fronte di questo genere di richiesta, viene contestata una sorta di “protezionismo a tutti i costi” nei confronti delle donne, come se steste chiedendo una selezione basata sul genere e non sui meriti; cosa puoi commentare a questo proposito?

Sara: Ripeto semplicemente che stiamo chiedendo l’attuazione dell’articolo 3 e 51 della Costituzione, non per protezionismo ma per rispetto della Carta fondamentale della Repubblica.

Nell’appello fate riferimento alla necessità di posizionare i nomi delle donne in “posizioni eleggibili”; cosa intendete?

Giulietta: «Chi si occupa di redigere le liste elettorali conosce molto bene i meccanismi per inserire nomi di persone che saranno certamente (o quasi) elette. Questo meccanismo deve essere adottato avendo come riferimento il tema della parità di genere. Tutto qua.» 

Come intendete vigilare sull’effettivo rispetto del principio di parità e quali azioni intraprenderete a fronte di una sua violazione?

Sara: Intendiamo aspettare la formazione delle liste elettorali ed esprimere le nostre considerazioni al riguardo, anche sui media e sui social.

Nell’appello fate cenno a titolo di esempio ad alcune buone pratiche a sostegno di un percorso di parità, che giudizio avete dell’operato delle amministrazioni fino ad oggi?

Sara: I temi che abbiamo elencato a titolo d’esempio sono cari al pensiero femminista e ambientalista e difficilmente in questi anni sono riusciti a trovare attuazione nei programmi e nell’azione di governo delle amministrazioni locali. Intendiamo essere suggeritrici di temi importanti e di una visione femminile sul mondo e sulla politica.

Intendete candidarvi alle prossime elezioni amministrative?

Sara: Il nostro appello potrebbe essere imitato da altre componenti della società civile che, a titolo di esempio, potrebbero suggerire idee per i programmi delle amministrazioni comunali. Nell’era della crisi di rappresentatività dei partiti politici sarebbe un modo per svegliare le amministrazioni e avvicinarle alle persone, cercando di comprenderne i veri bisogni. Purtroppo un modo sbagliato e vetusto con cui appelli di questo genere vengono interpretati è quello di pensare che chi li lancia abbia come obiettivo la propria candidatura. Una visione che mi permetto di chiamare ”maschile” e superata: ci si attiverebbe nella società civile al solo scopo di spendersi in politica. Niente di più lontano da noi, che crediamo nella cittadinanza attiva, cioè in un ruolo propulsore verso la politica politicante, un serbatoio di pensiero che deve restare tale. Il nostro impegno di una vita è stato completamente disinteressato e teso a far vivere nella quotidianità i principi della Costituzione, sperando di fungere da esempio per altre associazioni e persone. Il nostro ruolo è sempre stato questo, sia quando facevamo parte dell’Osservatorio contro le mafie nel Sud Milano, che nei Comitati per la Costituzione, che in Fiab, che in Libera, che in Emergency, che nella Banca del tempo di Melegnano. Oggi ci sembra che il pensiero femminile e la presenza delle donne siano da incentivare per realizzare pienamente il principio di parità e per portare alla consapevolezza di chi ci amministra e governa temi cari alle donne, come l’economia e l’importanza della cura delle relazioni, delle persone, del Pianeta, degli esseri viventi. Speriamo che molte donne si sentano in grado di candidarsi sostenendo i nostri suggerimenti e quelli di altre soggetti del territorio. 

Infine, avete già ricevuto delle risposte dai partiti o dalle amministrazioni?

Per ora un silenzio eloquente e preoccupante per la lontananza siderale tra la società civile e la politica politicante.

Grazie!

Alleghiamo di seguito copia dell’appello inviato ai Comuni

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