Correva la fantasia verso la prateria, fra la via Emilia e il West…

Da un canzone lo spunto per qualche riflessione sulla nostra “via Emilia”: cosa ha rappresentato e rappresenta questo nastro di asfalto per San Giuliano.

E’ un “cordone ombelicale” con Milano ma nello stesso tempo divide in due la città. Da ragazzi  attraversare “lo stradone” (così veniva chiamato) significava sempre varcare un confine importante.

Rispetto a questa arteria stradale, San Giuliano si è sviluppata essenzialmente verso est, mentre a ovest sia il canale Redefossi ma principalmente la presenza della linea ferroviaria, ne hanno limitato l’espansione. Questo però non ha impedito lo sviluppo a ovest di grossi insediamenti come il quartiere Serenella o la frazione di Borgolombardo.

Mentre San Giuliano cresceva come estensione territoriale ed abitanti (da poche migliaia a decine di migliaia) la “via Emilia” restava sempre li, a dividerla in due parti. Le città limitrofe di Melegnano e San Donato, chi prima e chi dopo, si sono dotate di soluzioni viabilistiche che hanno portato il traffico al di fuori del centro cittadino. Anche la poco più lontana Tavazzano si è dotata recentemente di una vera e propria tangenziale. Ma a San Giuliano non si è mai trovata (o cercata) una soluzione a questo problema.

Basterebbe ricordare quante persone hanno perso la vita per attraversarla o comunque a causa del suo traffico, per sottolineare quanto sia importante trovare una sistemazione definitiva a questo problema. Eppure di soluzioni pratiche ce ne sarebbero.

Una possibile (e semplice) sarebbe l’abolizione del casello di Melegnano per coloro che, arrivando da sud, entrano in tangenziale con direzione Milano. Il pagamento di un pedaggio fa si che molti, specialmente nel traffico pendolare mattutino, preferiscano riversarsi sulla via Emilia. Una soluzione ipotizzata da tempo ma senza mai giungere a una realizzazione

La stazione ferroviaria di Zivido, della quale nessuno ormai parla più (probabilmente attendiamo la prossima campagna elettorale), avrebbe forse potuto limitare il traffico, almeno quello non pesante, in entrata a San Giuliano.

Un’altra possibile soluzione, imitando San Donato,  sarebbe quella di spostare il traffico sulla tangenziale prima dell’arrivo nella zona centrale. In effetti la rotonda vicino alla stazione ferroviaria  avrebbe dovuto avere questo ruolo. Ma immettere ulteriori mezzi sulla già trafficata (a causa delle aziende di logistica e i centri commerciali) via Po, andando a gravare sulla zona di pregio di Viboldone,  non rappresenta sicuramente una soluzione accettabile. Come anche la possibile alternativa (peraltro già oggi praticata) d’incanalare il traffico sull’asse Tolstoj – Repubblica non farebbe altro che intasare il centro cittadino, andando ad appesantire in maniera inaccettabile il traffico su via Risorgimento.

Purtroppo siamo ancora lontani anche dal solo individuare una soluzione viabilistica. Proprio adesso che siamo prossimi ad un nuovo Piano del Governo del Territorio (il vecchio Piano Regolatore) che sarebbe lo strumento ideale per cercare di delineare qualche soluzione.

Ma il problema non è solo quello di incanalare il traffico con soluzioni alternative. Mancano all’orizzonte soluzioni anche per quel che riguarda l’attraversamento della stessa Via Emilia, se si escludono i soliti semafori con passaggi pedonali. Anche la peculiarità di una uscita diretta dal centro cittadino sulla via Emilia senza la presenza di una semaforo regolatore, come nel caso di via Roma, resta purtroppo una rarità che ci dobbiamo tenere.

Quanto questa situazione abbia influito non solo sul versante urbanistico ma anche su quello  sociale, è sotto agli occhi di tutti. Basti pensare all’isolamento che ha sempre vissuto il quartiere Serenella o allo sviluppo che ha (non ha) avuto Borgolombardo.

La “via Emilia” non ha sottopassi né passerelle sopraelevate: per attraversarla devi passare sull’asfalto di una delle strade più trafficate d’Italia.

Con il passare degli anni da una opportunità per scambi e per il commercio si è trasformata in una vera e propria ferita divisoria all’interno della città che diventa sempre più problematica da chiudere.

Se a questo aggiungiamo lo stato di abbandono del decoro urbano della zona in cui la Via Emilia attraversa la parte centrale della città, possiamo ben dire che il “biglietto da visita” per chi, e sono tanti,  si trova ad attraversare la nostra città non è dei più attraenti.

Ma del decoro urbano e della ricerca del “bello e utile” pare si sia perso le tracce non solo per i nostri amministratori, ma anche per il tessuto culturale e civico della nostra città (confidando che da qualche parte ne esista ancora).

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