Crisi dell’editoria: dalle case editrici alle librerie

La lunga quarantena ha messo in crisi l’economia. Fra i tanti settori colpiti quello dell’editoria ha subito un fortissimo colpo. 5 miliardi stanziati dal Decreto Rilancio (1 per la cultura e 4 per il turismo) non saranno sufficienti. Uno studio dell’AIE (Associazione Italiana Editori) fornisce dati inequivocabili: 8 milioni di copie vendute in meno, ca. 134 milioni di fatturato persi nei primi 4 mesi dell’anno concentrati tra marzo e aprile che a fine anno potrebbero raggiungere cifre fra i 650/900 milioni. Uscite congelate. Librerie che hanno perso in media l’85% delle vendite: 100% chi ha tenuto chiuso, 71% chi si è organizzato con consegne a domicilio.

Leggere è una mia passione, mi interesso anche dell’industria che sta dietro all’oggetto libro. Ho seguito con grande preoccupazione le notizie del sempre maggior numero di librerie, veri presidi culturali, che chiudono ogni anno. Durante la quarantena, conscia dell’irreparabilità delle perdite umane, ho riflettuto a lungo sui contraccolpi economici del dopo pandemia.

Ho seguito le discussioni politiche, i decreti che ne sono seguiti, la cultura, che secondo un ministro in carica qualche anno fa “non dà da mangiare”, è stata presa in considerazione specificatamente, con l’ultimo decreto “Rilancio”. Il comparto che dipende dal ministero retto da Dario Franceschini, ha avuto una dotazione di 5 miliardi, 1 per la cultura e 4 per il turismo. Nel decreto si prevedono interventi per sostenere le imprese turistiche e culturali, dai crediti di imposta per le aziende con grandi perdite di fatturato sino all’allungamento degli ammortizzatori sociali, così come per la sanificazione e l’adeguamento delle strutture alle prescrizioni sanitarie dovute. Ho seguito con particolare interesse le discussioni sul comparto editoriale. Il 23 aprile scorso, sulle pagine del Corriere, Riccardo Cavallero, fondatore della SEM, Società Editrice Milanese, ha fatto un’analisi puntuale del settore prevedendo l’estinzione della specie dei piccoli editori. Cavallero auspicava nel suo pezzo un fronte comune per “cercare di salvare il salvabile”. Con tutto il settore fermo, ricordava Cavallero “l‘accredito delle rese proseguiva generando, per qualcuno già a partire dal mese di marzo, fatturati negativi. Solo le case editrici medio-grandi con un fatturato sopra i 10 miliardi di Euro, una ventina su 7.700, potranno cavarsela”. Nella sua spietata disamina dei dati, Cavallero auspicava l’adozione di misure economiche a sostegno del settore per garantirne la sopravvivenza o in alternativa il coraggio di dichiarare che non fosse interesse di nessuno mantenere la diversità nel settore editoriale.

Un paio di settimane dopo, prima della pubblicazione del decreto Rilancio, seguendo su un social un incontro organizzato da LibraiInCorso, fra lo stesso Riccardo Cavallero e Marco Zapparoli editore di Marcos y Marcos e presidente ADEI – Associazione degli editori indipendenti – il discorso è proseguito mettendo la crisi di liquidità al centro della discussione. I primi dati disponibili mostravano che le letture, durante la quarantena, non erano aumentate come ci si poteva aspettare, – 75% di vendite e – 40% per il primo libro in classifica. Pur essendo aumentate le vendite on line, nei primi tempi della chiusura totale dei negozi, i libri non rientravano tra i beni consegnati prioritariamente e conseguentemente i tempi di consegna erano inevitabilmente lunghi e anche per questo motivo alcuni lettori avevano desistito dalle ordinazioni. In questo dialogo fra i due editori si auspicava un aiuto immediato stimato fra i 150 e i 300 milioni per rimettere in sesto il settore a medio termine, mentre il prestito alle singole realtà commerciali, garantito dallo Stato con il decreto precedente, nella realtà era praticamente impossibile da ottenere. Dando un po’ di numeri: 21000 opere in meno, novità tagliate del 32%, taglio delle prenotazioni e meno copie acquistate. Per i librai i conti si potranno fare a fine anno ma il fatturato sarà per forza di cose ridotto, proseguivano i due editori. Quello che la quarantena ha mostrato è che servirebbe un forte patto fra librai, editori e un grossista indipendente. Zapparoli poneva l’accento sulla vivacità insospettabile di alcuni librai indipendenti e ricordava che con Libri da Asporto, grazie alla collaborazione fra alcuni editori e librai, fosse stato costruito un circuito che ha offerto alle librerie l’opportunità di spedire i libri a casa dei clienti senza costi per questi ultimi. Ascoltare i due editori così preoccupati non ha migliorato le mie sensazioni.

Proseguendo con le mie riflessioni sull’editoria ho constatato che da più parti, si sono levate preoccupazioni sulla tenuta del comparto cultura in generale e una voce autorevole come quella di Massimo Bray, Direttore Generale Treccani, ex ministro della Cultura ha auspicato la creazione di un Fondo Europeo per la Cultura che mi è sembrata una valida idea.

Intanto negli ultimi giorni (26 maggio), una ricerca di AIE (Associazione Italiana Editori), Nielsen e IE (Informazioni editoriali) ha quantificato in 8 milioni di copie vendute in meno solo nella varia (saggistica e fiction). I negozi on line e le piattaforme hanno raggiunto il 47% delle vendite, nello stesso periodo dell’anno precedente la percentuale era del 26%. La GDO è rimasta stabile al 7,3%, le librerie sono passate dal 66, 2 al 45%. L’unico settore in crescita, quello degli e-book, registra un + 22,3% nelle novità, mitigando solo in parte il disastro. Numeri impressionanti, settore che rischia l’implosione e addetti ai lavori che sono chiaramente preoccupati da una situazione che si è abbattuta su un settore già in difficoltà.

Per non ragionare solo sui grandi numeri ma occupandoci di chi ci sta vicino abbiamo rivolto alcune domande a Valeria Renda e Flora Coppelecchia di Libropoli a San Giuliano Milanese, di seguito le loro risposte.

D. Come vi siete organizzate per la ripartenza?

R. Abbiamo riorganizzato completamente lo spazio del negozio con l’entrata dall’ingresso secondario su via Raffaello Sanzio e l’uscita dalla porta principale su via Giovanni XXIII, le persone possono circolare nel negozio senza mai doversi necessariamente incrociare. Forniamo gel disinfettante all’entrata ed è obbligatoria la mascherina anche per i bambini. Per la metratura del negozio potremmo accogliere, oltre a noi due, fino a 7 clienti ma abbiamo deciso di ridurre l’afflusso a soli 5 clienti contemporaneamente. Nel periodo della scolastica, quando il negozio registra il maggiore afflusso predisporremo tre punti di servizio separati mentre gli utenti dovranno fare la fila all’esterno, l’ordine verrà registrato nella prima postazione, il cliente si accomoderà su una sedia a distanza di sicurezza per potersi poi recare al secondo punto nel momento in cui i volumi richiesti verranno resi disponibili, infine l’ultima postazione sarà quella della cassa. Probabilmente la postazione per le copertine la allestiremo direttamente in esterno.
Tutto il flusso sarà reso possibile senza fare mai incrociare le persone.

D. Avete particolari imposizioni per la sanificazione dei libri?

R. Stesse indicazioni degli altri negozi, non abbiamo ricevuto alcuna indicazione specifica per le librerie; i punti di passaggio delle persone, le superfici dei banconi, i maniglioni delle porte e i pavimenti li puliamo due volte al giorno con candeggina e alcool.
Considera che spesso abbiamo qui dei piccini per via del settore libri per bambini e i giochi quindi cerchiamo di stare particolarmente attente anche se le indicazioni ufficiali sono meno rigide.

D. Avete delle difficoltà con i distributori?

R. I tempi di consegna si sono decisamente allungati, prima in massimo 48 ore avevamo i testi a disposizione adesso due giorni è il tempo minimo; poi le uscite delle novità sono completamente rimaste ferme per almeno due mesi, abbiamo visto solo quelle di marzo che non erano procrastinabili più qualcosa che è uscito per potere essere presentato al salone “virtuale” del libro. Considera che buona parte della attività è legata ad iniziative “dal vivo”: presentazioni, firma copie ecc, tutte le iniziative di questo genere degli editori sono state rimandate a data da destinarsi.
In occasione dell’8 marzo avevamo preparato tutto un mese di incontri legato al tema della donna ma a parte la prima data in febbraio il resto è rimandato forse a novembre o dicembre.

D. Come vedete la situazione nell’editoria?

R. La situazione dell’editoria non è mai stata particolarmente felice e in questo momento sono tutti in grande difficoltà. Noi avevamo già iniziato a pensare a qualcosa legato al mondo online, all’e-commerce ma dobbiamo rimandare ancora un po’ perchè in questo momento stiamo cercando di capire come andrà e nel contempo dobbiamo predisporre il periodo della scolastica che è molto importante per il sostentamente economico della libreria. Probabilmente riusciremo a prendere qualche ordinativo online ma ancora non particolarmente strutturato, c’è da capire come organizzare pagamenti, consegne …
Per fortuna la nuova legge sulla editoria ci aiuterà a reggere meglio la concorrenza della grande distribuzione e del commercio online dato che ora siamo tutti obbligati a non superare un certo livello di scontistica; la grande distribuzione, le catene di librerie potevano permettersi sconti che per noi sono impossibili, adesso finalmente lavoriamo tutti con gli stessi strumenti. Putroppo questi mesi di fermo hanno già costretto alla chiusura qualche piccolo libraio. Buona parte della nostra attività in passato è stata legata proprio allo spazio fisico della libreria, uno spazio dove le persone potevano venire, incontrarsi, parlare e magari bere un buon bicchiere di vino discutendo di libri, letteratura, temi sociali o politici. Abbiamo seguito delle presentazioni online ma è oggettivamente piuttosto complesso organizzarne con un seguito sufficiente se non hai a disposizione degli autori che vanno “di moda”. Per concludere, se da un lato temiamo che la situazione dell’editoria e delle piccole librerie indipendenti possa degenerare ancora più velocemente, dall’altro speriamo che questo periodo in cui tutti hanno dovuto rivedere i propri comportamenti, le proprie abitudini di acquisto, i luoghi frequentati, possa portare più persone a frequentare gli spazi come il nostro; botteghe dove un libraio con esperienza può aiutarti a districarti in una moltitudine di testi che magari hanno copertine accattivanti ma poi sostengono tesi fragili con le quali non sei in sintonia oppure semplicemente consigliarti il libro più adatto per un regalo intelligente ad un nipotino!

In conclusione, non ho ricette da proporre, oltre a pensare un gran bene di un Fondo per la Cultura Europeo, penso che si potrebbero fare alcune cose pratiche: tariffe agevolate per le spedizioni tracciate, carta cultura specifica, più fondi alle biblioteche pubbliche, detrazioni fiscali per l’acquisto di libri.

Grazie a Luca Orlandi che si è fatto portavoce delle domande alle libraie.

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