#essepiquaranta, sulla strada della discordia

Si chiama così: SP40, meglio nota tra gli indigeni come “la Binaschina”, quel nastro d’asfalto di 17km e mezzo steso quasi 70 anni fa tra Melegnano e Binasco. Chi utilizza ben sa di cosa stiamo parlando: una strada stretta, trafficata, con una forte presenza di mezzi pesanti (i dati della regione lo stimano al 25% del traffico totale), assoluta assenza di corsia di emergenza figuriamoci di una pista ciclabile.

L’Osservatorio Permanente contro il consumo di suolo e per la tutela del paesaggio nel Sud Est Milano ha pubblicato il suo libro bianco intitolato appunto #essepiquaranta per raccontare la Binaschina e i progetti di riqualificazione che (possiamo dirlo) incombono sul territorio. Il libro bianco vuole raccogliere spunti di riflessione sulle condizioni di questa zona e fornire gli elementi di valutazione dei progetti. Siamo ben distanti dalle posizione “ecco i soliti ambientalisti che dicono sempre NO a qualunque progetto e frenano la crescita economica” qui si ragiona suoi problemi si parla anche con i numeri, si confrontano i costi, le tecniche con le quali vengono calcolati gli ettari consumati e si mette in evidenza CHI abbia stilato i progetti e quindi con ogni probabilità a quale fine lo abbia fatto.

La “binaschina” serve una vasta area a sud di Milano che vediamo popolata in parte da capannoni industriali e magazzini della logistica sempre più in crescita, dall’altro dalla agricoltura che sopravvive tenacemente grazie al Parco Agricolo Sud Milano; su quel tratto di strada, estate e inverno indifferentemente incontriamo in allegra mescolanza camion, trattori, addetti della logistica che possono recarsi sul posto di lavoro con il solo mezzo di locomozione che posseggono: una bicicletta più o meno scassata rischiando la vita tutti i giorni semplicemente per potere lavorare (e non affrontiamo qui il tema delle condizioni di lavoro che sarebbe un capitolo a sè).

La binaschina però attraversa anche un territorio ricco di bellezze nascoste, scorci paesaggistici tracce di un passato fiorente e tuttora resiliente.

Questa strada deve essere assolutamente riqualificata: necessita di corsie di emergenza e piste ciclabili ma anche della sostituzione del ponte sul Lambro Meridionale e manutenzione dei moltissimi (49!) ponti che scavalcano i canali e le rogge che irrigano la zona. La regione ha presentato ben tre progetti sostenendo che siano fra loro alternativi ma la lettura del materiale raccolto dall’Osservatorio lascia chiaramente capire che alternativi non sono: come nel gioco delle tre carte si vorrebbe far scegliere la soluzione autostradale nonostante i numeri indichino abbastanza chiaramente che si tratta di una scelta costosa, dannosa, che non offrirà una soluzione concreta al problema se non fra almeno dieci anni. Il progetto dell’autostrada era già stato bocciato diversi anni fa, allora si chiamava TOEM (Tangenziale Ovest Esterna Milano), questa nuova proposta sembra voler servire una minestra scaldata già rifiutata da amministrazioni, associazioni e cittadini.

Ciò detto l’Osservatorio ha l’intento da un lato di vigilare sulle proposte e l’operato sul territorio, dall’altro di raccogliere tutte le proposte alternative valide e praticabili.

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