Francisco José de Goya y Lucientes - The sleep of reason produces monsters (Wiki commons)

Il sonno della ragione genera mostri

Colpiti dalle notizie che ci arrivano a volte assordanti, a volte in modo strisciante ma in maniera più subdola dal web, è sempre più difficile costruirsi una propria opinione su quello che ci sta avvenendo attorno. In altre parole: tenere sveglia la nostra ragione.

L’idea di una Europa unita, libera, democratica è sempre stata il sogno di coloro che hanno vissuto sulla propria pelle gli orrori e le atrocità della guerra generata dell’odio di un popolo contro un altro.

Però più ci allontaniamo da quegli anni più si affievolisce il ricordo, ed anche il fare memoria sembra un esercizio inutile se non superato.

Un’Europa senza confini, con una moneta ed una voce unica, ci aveva fatto pensare di avere chiuso finalmente l’epoca dei nazionalismi esasperati, sempre portatori di sciagure,  per entrare in un’epoca nuova. Esistevano ed ancora esistono le difficoltà di mettere assieme nazioni, storie e culture diverse, ma importante era la certezza di avere gli strumenti democratici per poter essere costruttori del proprio futuro.

Purtroppo non è così, e quello che sta succedendo in questi giorni ci sta riportando indietro negli anni.

In questo sabato di Maggio a Milano dal palco della manifestazione sovranista abbiamo ascoltato appelli trionfalistici di diversi partiti nazionalisti europei. Quelle stesse forze politiche che appena qualche decennio fa costringevano gli italiani, emigrati nei loro paesi per cercare lavoro e fortuna, a vivere in condizioni disumane ed ai bordi della società, trattati a volte peggio degli animali.

Vedere oggi quelle stesse idee applaudite e propagandate in una piazza italiana lascia sicuramente l’amaro in bocca. Specialmente se pensiamo che alcune di queste idee sovraniste al potere in Europa hanno messo tra le loro priorità i fili spinati e i bavagli all’informazione libera (e sarebbe veramente pericoloso sottovalutare questi segnali).

Non sappiamo quanti tra quelli che erano in piazza ad applaudire, avessero avuto parenti o amici costretti non tanti anni fa da emigranti a subire le angherie di chi propagandava la paura per lo straniero ed il diverso (quando gli stranieri ed i diversi eravamo noi).

Sappiamo invece quanti dei nostri ragazzi ormai si muovono in Europa non più come emigranti ma come veri e propri cittadini europei e del mondo.  E’ triste pensare che qualcuno voglia riportare indietro le lancette dell’orologio per tornare a modi di vivere i rapporti tra le persone che pensavamo superati.

L’immigrazione è una sfida importante e da affrontare quanto prima, come anche quello di fare convivere diverse culture, religioni e modi di vivere. Purtroppo, invece di essere un fenomeno da gestire e governare, come dovrebbe essere considerato da una classe politica matura, quello dell’immigrazione è diventato uno strumento per generare paura e, attraverso questa, il consenso elettorale. La nostra politica è ormai diventata l’arte della ricerca del consenso (facile) piuttosto che l’arte del sapere governare (ben più difficile) per la ricerca del bene comune.

L’ostentazione dal palco dei simboli cristiani (ancora una volta il rosario, non a caso uno dei più popolari della fede cristiana) non rappresenta solo una facile e scontata politica di marketing elettorale, ma interroga oggi anche tutti i cristiani.

Di fronte al coraggio di Papa Francesco che non si stanca e non ha paura di gridare ad alta voce, anche in mezzo alle critiche, quale è la strada che deve seguire la Chiesa, sembra che i cristiani siano disorientati e facciano fatica a capire come muoversi. Chi oggi brandisce il rosario, ieri brandiva la spada pensando così di convertire o più semplicemente di conquistare potere.

Di fronte ad entrambi c’è, fortunatamente, nella storia ancora un “Francesco” che sta a ricordare che il messaggio cristiano  può essere solo quello dell’amore e del valore dell’uomo e della sua umanità prima di tutto  Questo, veramente senza se e senza ma.

Come reagire a tutto questo? Tanti sono gli strumenti a disposizione: da un impegno attivo allo strumento semplice della scheda elettorale.

Si sente forte la necessità di risvegliare dal sonno la nostra ragione, provare qualche volta a spegnere il telefonino, televisione e computer e ritornare a pensare.

Magari guardando chi ci sta intorno, la nostra famiglia, la nostra storia, i nostri genitori, i nostri figli che studiano un’altra lingua non per costruire muri ma per incontrare conoscere e lavorare assieme ad altre persone del mondo.

E se il problema fosse principalmente dentro noi stessi e in quello che gli altri (o qualcun altro ben attrezzato e forte dal punto di vista mediatico) ci volesse far credere?

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