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Ho conosciuto Virginio in occasione delle elezioni comunali del 2004: lui era candidato sindaco, al di fuori dei due schieramenti principali, ed io candidato consigliere. Ero l’ultimo arrivato, senza alcuna esperienza politica: Virginio (insieme a tutti gli altri) mi ha fatto sentire subito a mio agio e mi ha coinvolto attivamente. 

Ricordo la sede del comitato elettorale in via Cervi (la necessità di un luogo fisico dove trovarsi è sempre stata una sua ossessione), la capacità di mettersi in gioco veramente e di non lasciare nulla al caso. La consapevolezza di non poter vincere quella sfida ma, al tempo stesso, la determinazione nel mettercela tutta per il migliore dei risultati possibili e per costruire qualcosa di utile e duraturo. Come di fatto è stato.

Ricordo le riunioni e i post-riunione, quando ci si fermava per bere qualcosa insieme: per non dimenticarsi che la politica è impegno e fatica ma anche il piacere di stare insieme e di vivere la città “reale”.  

Ricordo anche come negli anni dell’ascesa impetuosa dei social network, divenuti determinanti anche per l’attività politica, Virginio abbia sempre insistito sulla necessità di una sede per ritrovarsi di persona, sulla modalità di incontro faccia a faccia con le persone che voleva coinvolgere e sull’importanza di comunicare anche con metodi “tradizionali”: il volantinaggio cartaceo non è importante solo per il contenuto del volantino, ma quale occasione di incontro e di confronto. Col senno di poi e vista la degenerazione in termini di contenuti e di modalità di relazione che spesso i social hanno portato, è stato lungimirante anche in questo. 

Una volta, in estate, ha messo una sedia sul marciapiede davanti alla sede di Via Vespucci  e si è seduto lì ad aspettare che tutti arrivassero, chiacchierando coi presenti e salutando alcuni passanti. “Facciamo come in Puglia” ha detto sorridendo. Un gesto simpatico che però stava a significare quanto fosse importante non chiudersi nella sede ma rivolgersi alle persone che passano sul marciapiede. 

Facciamo come in Puglia, Virginio. E grazie di tutto!

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