Sesto appuntamento con i ricordi (vai agli articoli precedenti)

Voglio salutare Virginio, e la sua famiglia. E voglio salutarlo con un ricordo.

Il mio è un ricordo d’infanzia io ero una bambina e Gino faceva parte di quella famiglia „non di sangue“ che si frequentava sempre.

Ricordo le vacanze al mare insieme, le tavolate enormi, Andrea che si perde in campeggio, la raccolta dei fichi d’india a petto nudo a mezzogiorno in Calabria, ricordo le discussioni infinite tra voi grandi sul balcone di casa nostra, ricordo le feste dell’Unità, i turni svegli di notte per sorvegliare, le patatine fritte e le zanzare, ricordo i giorchi con Andrea e mia sorella, ricordo i racconti di quel gruppo di ragazzi di Serenella che avevano vissuto un’avventura dopo l’altra, io li vedevo quasi come i ragazzi della via Pal, e che poi si sono ritrovati adulti a pensare insieme il futuro. Perchè, questo e lo ricordo bene, ci credevate davvero.

Ed è anche grazie a questa speranza, a questi ideali, a questa forza e a questa cultura dell’impegno, che io senitvo nell’aria, che sono diventata la donna che sono.

Ricordo tanti momenti, ma quello che mi è rimasto più impresso sono sicuramente le tantissime risate che ho ascoltato, anche amare a volte, e a cui poi ho partecipato.

Se penso all’amicizia e a come io ho appreso l’amicizia, mi vengono in mente Gino e mio padre. Qualcosa di profondo, sincero, onesto, un legame forse unico. Almeno nel mio piccolo mondo di bambina.

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