Primo piano di Virginio Bordoni con un microfono in mano, sulla destra il numero tre. Foto di Massimo Molteniil numero

I ricordi proseguono con quello di Piera


Molti scienziati, politici, opinionisti hanno paragonato la pandemia da Covid 19 al momento in cui è esploso l’AIDS; siamo negli anni ’80. Nel 1985 Virginio viene nominato Assessore alla Cultura.
Oltre alla promozione di eventi culturali, il cinema d’estate alla Rocca Brivio e altro, aveva promosso una campagna di informazione e sensibilizzazione sull’AIDS, attraverso conferenze e diffusione di materiale informativo, prima di tutto alla popolazione più esposta al problema, ma soprattutto alla popolazione più in generale per prevenire e trattare le infezioni da HIV.

Da qui parto per dire che Virginio aveva sensibilità e interesse ad affrontare le questioni anche più delicate e problematiche; la sua caratteristica principale era proprio quella di entrare nel problema, come poi ha proseguito nel ruolo di Sindaco, interpretandolo con l’intelligenza, la vivacità, la curiosità, proponendo e coinvolgendo.
Voglio mettere in risalto il suo grande impegno nell’affrontare e gestire politicamente e umanamente le piccole e grandi decisioni, le scelte che ha fatto.
Da Sindaco ha promosso e sollecitato competenze e abilità per innovare, aprire strade perché San Giuliano diventasse una città moderna, accogliente, solidale, vivace culturalmente, attento a cogliere la complessità e le trasformazioni senza lasciare indietro nessuno.

La cultura, la biblioteca, il cinema, il progetto di accoglienza dei ragazzi della ex Jugoslavia, l’attenzione ai minori e alle famiglie, la Comunità di Sesto Ulteriano, l’integrazione dei disabili, i Centri Anziani, l’Arena del Sole, i giovani.
Lavorare con lui da Sindaco era una continua sollecitazione affinchè San Giuliano non fosse solo cemento per dare case a che arrivava prima dal Sud e successivamente da altri paesi vicini e lontani per ricercare opportunità e lavoro.
Virginio inseguiva idee e approfondiva intuizioni per orientare il suo lavoro amministrativo e, soprattutto, politico.
Appartiene a quella razza, ormai estinta, in cui la politica, la militanza, le scelte erano finalizzate a rispondere al bene della collettività e non all’interesse di pochi, all’individualismo che ormai sembra l’unico modo di fare politica.

Virginio aveva coraggio nel proporre e motivare, responsabilità nelle scelte che faceva, sia politicamente che umanamente.
Anche nei momenti più difficili e faticosi ha saputo confrontarsi, sostenere e assumersi le conseguenze di scelte non da tutti condivise.
In questo, quel partito che stava diventando DS, di cui non ci sentivamo più parte, non è stato in grado di cogliere e sostenere quella grande risorsa umana e politica di cui disponeva.
Quel periodo doloroso per lui e per chi lo condivideva ha lasciato ferite che, successivamente , hanno portato a ricostruire faticosamente una comunità.
Virginio è sempre stato un uomo rispettoso e disponibile all’ascolto e al confronto, all’impegno, fino all’ultimo, a ricostruire relazioni e opportunità.
Ci mancherai, mi mancherai. Ti sono grata per aver potuto condividere con te un pezzo di strada.
Ciao Virginio

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