La bambina che mangiava i comunisti

Con gli occhi di Elisabetta, una bambina di nove anni, vediamo uno spaccato del Partito Comunista Italiano negli anni Cinquanta del secolo scorso. In quattro stagioni, un anno pieno di avvenimenti, finirà l’infanzia di Elisabetta e il suo sguardo disincantato ci mostrerà il re nudo.

Trama:

Roma, metà anni Cinquanta: Elisabetta, al seguito della madre entrerà a Botteghe Oscure; mangerà le lasagne rosse alla mensa della CGIL; aspetterà con pazienza che finiscano le riunioni in sezione; incontrerà artisti come Turcato e Mafai, poeti come Cardarelli, ma soprattutto passerà interi pomeriggi a Campo Parioli, fra gli accampati sui terreni destinati al futuro Villaggio Olimpico. La bambina che mangiava i comunisti racconta il Partito con gli occhi innocenti ma inquisitori di una bambina capace di intuire, con le sole armi dell’infanzia, la fine di una collettiva sbornia politica che avverrà nel fatidico 1956, quando la neve imbiancherà Roma.

Recensione:

Patrizia Carrano ci consegna un libro che ci racconta un anno di vita di Elisabetta, nove anni, testa di capelli rossi ricci e ribelli portata a Roma, lei nata e cresciuta al Nordest, dalla mamma, giovane donna in cerca del suo posto all’interno del Partito Comunista Italiano. A Roma, per Elisabetta tutto è grande, sconosciuto, il Tevere le appare giallo, non biondo come le avevano insegnato a scuola, molto diverso dal Tagliamento, fiume che lei conosce per averci giocato con i ragazzini delle cascine vicine. Elisabetta e la mamma non hanno un appartamento loro e quindi vengono ospitate un po’ qui e un po’ lì a casa di compagni e compagne, per Elisabetta un modo di conoscere Roma e le persone. La bambina, quantunque il momento sia complicato, è sorretta dalla granitica convizione che il Partito non lascia indietro nessuno e nessuno viene lasciato solo. Aspettando l’assegnazione di un appartamentino ai Parioli, Elisabetta quando non può essere lasciata da nessuna parte, viene portata dalla mamma alle interminabili riunioni – ho trovato irresistibile la teoria dei culi di pietra -. Attraverso i suoi occhi vediamo la sede della CGIL, e scopriamo che le statue davanti all’ingresso le incutono timore, ma scopriamo anche delle gustosissime lasagne che Elisabetta mangia alla mensa, dove le viene impartita subito un’altra lezione, un commensale che le cede metà porzione della sua lasagna, al quale lei si rivolge in modo educato dandogli del Lei, dice: …”Dammi pure del tu, che qui è più intonato.” Sempre al seguito della mamma, che cerca e rivendica il suo posto all’interno del Partito, ma non si sente portata per il lavoro di base, Elisabetta conosce Campo Parioli, – Un enorme agglomerato di baracche. Niente strade, niente lampioni, solo sentieri di terra battuta, e qualche lampadina appesa a dei fili volanti che passano sui tetti di bandone.- Le si apre un mondo: Campo Parioli diventerà il suo campo giochi e alcuni dei suoi abitanti degli amici. Perchè a Elisabetta il Campo e i suoi abitanti piacciono molto di più rispetto ai bravi bambini della famiglia che la ospita, dove la divisione fra maschi e femmine è assoluta, i bambini possono giocare e sfogarsi, le bambine compite stanno sedute sulle panchine del parco guardate dalla domestica di casa. Al campo ci si diverte tutti assieme e con Cesira, una bambina abruzzese, Elisabetta va a cercare le cicche dalle quali viene recuperato il tabacco. Straccio, fratello di Cesira le impartisce lezioni di vita.

Quando Elisabetta vede per la prima volta la sede del partito in via delle Botteghe Oscure rimane delusa, si aspettava un palazzo colorato come la Chiesa di San Basilio che la mamma le ha fatto vedere in cartolina, con un tripudio di bandiere rosse e invece il palazzo è serio, cupo e vasto, anche più di quello della CGIL. Anche in quel palazzo Elisabetta conoscerà i protagonisti di quella fase storica. Mentre aspettano di poter entrare nell’appartamento, Elisabetta che è stata ritirata da scuola, trascorre del tempo a fianco della mamma e ha la possibilità di vedere e sentire come il Partito si organizza, tocca con mano il lavoro di base. Il libro è suddiviso in quattro capitoli uno per stagione e nell’ultimo, assieme alla ribellione di Elisabetta che si allontana da casa per andare al campo per vedere Cesira e regalarle una bambola, abbiamo la descrizione della nevicata del 1956 e il panorama innevato a Elisabetta … sembra sempre più bello, trascinante e magico: come se la luna si fosse sfarinata dal cielo, e fosse scesa – in forma di neve – a coprire ogni magagna, a promettere ogni rivincita, a garantire ogni possibile felicità agli abitanti dell’intera città.

Consigliato a chi c’era e a chi è interessata/o a vedere, attraverso gli occhi di una bambina, com’erano i/le comunisti/e.

La bambina che mangiava i comunisti – Patrizia Carrano – Vallecchi ed.Copertina flessibile, pagine 168, (31 marzo 2022), ISBN: 9788882521479, 16,00€ disponibile anche in e-book

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