La scuola

Ogni volta che sento o leggo “La scuola” non può che tornarmi in mente il film di Luchetti, 1995, con il mitico professor Vivaldi, interpretato da Silvio Orlando – che, si sa, è la linea comica preferita da tutti i registi impegnati, da Nanni Moretti in poi, che sa dare pure quella nota melanconica ai personaggi da lui caratterizzati – e anche con il grandissimo Roberto Nobile nei panni del professor Mortillaro, dispensatore di vere e proprie perle di saggezza e aforismi di qualità, tra i quali: “La scuola è una guerra!”.

La scuola. Che film! Ricordi di autogestione all’ITIS di San Donato – e lì davvero era una guerra, contando soprattutto che all’Itis, in quegli anni, la percentuale di ragazzotti pseudo fascisti era molto elevata (lo dico con cognizione di causa). Come diceva Proietti, ma che ne sai, ma che ne sai, se non hai fatto l’itis il piano bar. Io lo so. Anni terribili. Ma da quegli anni terribili qualche cosa di buono me la sono portata dietro: il mio prof di Religione, un profeta nel deserto, il mitico professor Arena, qualche ricordo bello, l’autogestione con il consueto laboratorio droghe leggere – mi spiace per i miei figli perché so bene come gira il mondo e li sgamerò, eccome se li sgamerò – e cineforum. Programmazione unica quinquennale che era una cosa sì “comunista”, ma che piaceva anche ai destri: Trainspotting e La scuola.

Dunque, il professore Mortillaro – per gli amici, “a mortillà” – diceva che la “La scuola è una guerra”. Lo stesso che si diceva del Covid. Una guerra. Io credo che non ci sia alcuna guerra, anzi, l’esatto contrario: in guerra, un soggetto è contro l’altro – ovvio che non sposo la retorica della guerra a un virus, è puerile (e un po’ stupido) – in un momento di pandemia (lasciatemelo pensare, ve ne prego) è uscito il meglio di noi, perché nella pandema abbiamo vissuto l’antitesi della guerra, ovvero i soggetti che si aiutano gli uni gli altri, solidali, empatici e compassionevoli. Questa crisi, nonostante la cronaca sembri dire il contrario, ci renderà migliori e saremo in grado di non sprecarla – come detto bene da Bergoglio.

Chi avrebbe scommesso mai che la scuola sarebbe ripartita a settembre? Io neanche i classici “2 cents”.

E, invece, siamo ripartiti. Anche a San Giuliano. Io vivo l’esperienza di padre di due creature che partecipano a Materna e Primaria all’istituto Cavalcanti. 

Mascherine, segnaletica orizzontale, lavori alle strutture. Tutto perfetto? No, chiaramente. Ma non è accettabile pensare che tutti non abbiano dato il massimo per far ripartire la scuola: amministrazione, scuole, maestre, insegnanti. E sì, dai, anche la politica, piena di tutto e del suo opposto; piena di critiche, dai banchi con le rotelle (ma basta, cheppalle!) alle contraddizioni dovute al fatto che i bimbi vivano momenti di totale separazione per poi viverne altri, per esempio nel dopo scuola, in cui le classi si mischiano nuovamente, mandando in crisi il sistema di “contenimento” pensato con la separazione delle classi stesse – tanto da dover creare, in molto casi, nuove sezioni, con conseguente parziale smembramento delle classi esistenti e con tutti gli impatti educativi e comunicativi che questo genera su educandi – bravissimi – e su noi genitori – decisamente molto meno bravi. Genitori: smettetela solo di giudicare e cercate, piuttosto, di collaborare. La critica, se costruttiva, si sa, è utile; il fatto di pensare pretenziosamente che sicuramente avreste operato meglio del Ministro dell’Istruzione… Dai, scrivere su facebook è un conto, essere responsabili della scuola nazionale, è un altro – e nel dubbio, io, non scriverei nulla e me ne starei zitto.

Che dire: buona scuola a tutti, grazie agli insegnanti per l’impegno dimostrato e… speriamo duri il più possibile.

La scuola NON è una guerra, la scuola è l’unica salvezza per questo Paese. Forse anche per San Giuliano Milanese

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