Mobilità ciclistica, la scommessa del futuro

La superciclabile della Via Emilia. Da Melegnano a Rogoredo in bicicletta per pensarsi liberi, fuori da un’auto.

Giulietta Pagliaccio torna a parlarci di mobilità ciclistica (e non solo)
La superciclabile della Via Emilia – da Melegnano a Rogoredo in bici per pensarsi fuori da un’auto

Negli anni scorsi ho partecipato a numerosi incontri pubblici in tutta Italia, come presidente di FIAB Italia, sul tema generale della mobilità (quindi non solo ciclistica). Tra le molte presentazioni che ho portato in giro in questi contesti, ho ritrovato questa immagine che, a mio avviso, è emblematica dell’idea di futuro delle città che alcuni (molti?) hanno. Ovviamente è un rendering e non una situazione reale, ma è un’idea distorta (a mio avvivo) di città, un luogo dove anche il trasporto pubblico si “adatta” all’uso delle auto. È un’immagine distopica del futuro frutto di un’idea di luoghi da vivere dove non ci sono persone ma solo il mezzo di trasporto e a questo mi mette tanta tristezza.
L’idea di una città senza persone l’abbiamo avuta durante il lockdown – quello vero – della primavera 2020: luoghi anonimi e inanimati dove l’economia locale era precipitata nel baratro e le persone in carne ed ossa erano costrette a guardare la città dalla finestra di casa. In fondo, non credo siano molti coloro che vorrebbero vivere in città senza persone, ma con tanto spazio per i parcheggi auto!
La pandemia ci ha costretto a rivedere il nostro modo di vivere, le nostre priorità e la società tutta – piaccia o no –  si trova a dover fare i conti con un nuovo modello di sviluppo: il richiamo alle tematiche della sostenibilità e dell’ambiente sono un leit motiv quotidiano ovunque.
Le città sono il luogo dove può cambiare il nostro stile di vita: la struttura della città condiziona profondamente il nostro quotidiano. Si pensi a paesi cresciuti solo per dare risposte abitative nuove e magari a buon mercato che hanno prodotto quel traffico di attraversamento verso luoghi di lavoro, per la spesa o l’istruzione che in questi anni le amministrazioni pubbliche hanno tentato, invano, di governare attraverso la realizzazione di nuove arterie stradali che hanno portato nuovo traffico e creato altri problemi di segmentazione dei territori.

C’è bisogno di un’idea di città diversa: non uno sterminato parcheggio a cielo aperto o un luogo di transito per auto, ma uno spazio di relazione, incontro, confronto tra le persone, perché solo in questo modo cresce una società, si sviluppano nuove idee che danno slancio all’economia.
In questa città diversa la bicicletta riesce a dare soluzioni efficienti di mobilità alla gran parte delle persone.
È economicamente accessibile ai più, e mai come oggi tante famiglie fanno fatica anche a mettere insieme il pranzo con la cena; sulle brevi distanze è il mezzo di trasporto più veloce ed efficiente; è alla portata anche dei più piccoli che possono crescere con il giusto spazio di autonomia; è un ottimo mezzo per fare la necessaria attività fisica quotidiana – a tutte le età – perché la sedentarietà è causa di numerose patologie che tutti noi paghiamo in termini di spesa sanitaria … e mi fermo qui perché l’elenco sarebbe lungo.
La bicicletta, però, ha bisogno prima di tutto di essere riconosciuta come mezzo di trasporto con la stessa dignità di altri mezzi: i percorsi ciclabili della via Emilia di Melegnano, che hanno sollevato sterili polemiche dettate perlopiù dalla non conoscenza del mezzo, tra i diversi meriti ha quello di “istituzionalizzare” gli altri utenti della strada. Oggi gli automobilisti – che sono molto meglio di quanto alcuni raccontano – capiscono (grazie alla nuova segnaletica) che su quella strada occorre prestare attenzione anche ad altri utenti.
L’intervento sulla via Emilia pone le basi per una nuova visione della strada cittadina che diventa finalmente un luogo condiviso, dove anche chi non possiede un’auto ha diritto di utilizzarla: è una necessità talmente sentita che quella semplice striscia rossa oggi viene percorsa anche a piedi.
Questo semplice intervento ha aperto la strada ad un’idea di collegamento di lunga percorrenza verso Milano: una superciclabile che colleghi Melegnano a Milano Rogoredo.
Un’idea che FIAB Melegnano promuove dal lontano 2015, quando un gruppo di “sognatori e sognatrici in bicicletta” percorsero la Via Emilia da Forlì per sollecitare l’attenzione dei territori sulla possibilità di realizzare la ciclabile della Via Emilia. La nostra associazione accompagnò questo gruppo lungo il tratto da Melegnano a Milano, incontrando gli allora amministratori pubblici di San Giuliano, San Donato e Milano.
Quell’iniziativa ha dimostrato che a volte i sogni possono diventare reali: bisogna crederci e lavorarci, anche contro i tanti che cercano di smontarli.


Oggi i Comuni di Melegnano, S. Giuliano e S. Donato, con la Città Metropolitana di Milano, hanno dato vita ad un accordo per uno studio di fattibilità di una superciclabile verso Milano lungo la via Emilia: una strada storica che richiama i fasti dell’impero romano può diventare una “moderna grande opera utile” che, oltre ad offrire una nuova possibilità di mobilità verso Milano, può cambiare profondamente le abitudini delle persone aprendo la strada – è proprio il caso di dirlo – ad altri progetti simili per dare concretezza a parole come “economia sostenibile” dei territori.  

“Ma noi non siamo gli Olandesi”: quante volte mi sono sentita dire questa battuta, come se gli Olandesi nascessero con una predisposizione genetica all’uso della bici!
Negli anni settanta, prima crisi energetica che molti di noi ricordano con le domeniche a piedi ante litteram, gli Olandesi capirono che la viabilità nel futuro sarebbe stata un problema, a prescindere dalla crisi energetica: la conformazione del territorio era incompatibile con la crescita esponenziale del numero di auto in circolazione e il crescere della mobilità privata stava creando seri problemi di sicurezza, soprattutto per i bambini e le bambine.
Alcuni professionisti del tempo (architetti, urbanisti…) pensarono ad un diverso disegno della città di Amsterdam per venire incontro alle esigenze di una crescente mobilità automobilistica privata e la città nel 2000 doveva essere quella che si vede nell’immagine qui sotto.

Amsterdam anno 2000

Per fortuna, la politica capì i limiti di quella visione, fece scelte diverse e oggi abbiamo gli “Olandesi” che tutti noi citiamo: per chi non ha avuto ancora la possibilità consigliamo un giro ad Amsterdam per capire che la mobilità in bicicletta è veramente per tutti, a prescindere dall’età, condizione fisica o tipologia di lavoro (potreste veder trasportare in bicicletta oggetti di dimensioni tali che voi umani….)

Voglio chiudere con un’immagine sui benefici economici della bicicletta: come si vede i maggiori contributi sono per l’economia locale, la qualità dello spazio e la salute.


Oggi abbiamo bisogno più che mai di pensare ad un rilancio dell’economia locale. Le risorse del Recovery Fund sono legate ai temi della sostenibilità e ogni amministrazione deve essere capace di costruire progetti per la città che possano beneficiare di questi contributi: la mobilità attiva e la riqualificazione sostenibile delle città sono tra questi.
Ognuno di noi, nel contempo, deve provare a “pensarsi fuori dalla propria auto”: non è facile, all’inizio, ma con nuove infrastrutture e servizi per la ciclabilità diventa tutto molto naturale, come lo è per gli Olandesi.

Testo Giulietta Pagliaccio, foto Massimo Molteni

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