O cattolico o hater

Partiamo con il fatto di cronaca: 11 maggio, il cardinale Krajewski, elemosiniere del Papa – la figura che, storicamente, all’interno della Chiesa aveva come compito quello di distribuire denaro ai poveri – si è calato nei sotterranei di uno stabile a Roma, occupato a uso abitativo, una ex sede dell’ex INDPAP abbandonata da anni, per riattivare l’erogazione di corrente elettrica, la cui fornitura era stata interrotta dal gestore, la bolognese Hera, per un presunto debito di circa 300.000 € a carico dello stabile stesso. A parte l’idea piuttosto romantica di questo cardinale che si cala in chissà quale tombino per riattivare la corrente con tanto di borsa degli attrezzi, pinze e spelafili – in realtà pare non sia proprio andata così, dato che il portavoce del progetto Spinlabs, Andrea Lanzetta, parla di “esagerazione giornalistica” – la cronaca ci dice anche che lo stabile è occupato dal 2013, ospita decine e decine di famiglie in emergenza abitativa ed è luogo di eventi culturali e artistici. Per maggiori informazioni e per farvi un’idea di cosa stiamo parlando, rimandiamo al sito del progetto, Spintime. Neanche a dirlo, gli haters dei social si sono scatenati e scagliati contro il cardinale, ma ci ritorniamo dopo.

Altro fatto: 8 maggio, Casal Bruciato, sempre vicino Roma, Casapound contesta la famiglia Omerovic, bosniaca, di ben 12 figli, a cui è stata assegnata una casa popolare con regolare graduatoria. Bene, l’oggetto del contestare – se ho capito bene – è, fondamentalmente, che gli assegnatari della casa popolare non sono di origine italiana e questo ad alcuni esponenti del movimento neofascista – povero Scelba, sic! – proprio non va bene. Per capire il tenore, un contestatore, Daniele Ciano, ha detto “T**ia, ti stupro!” a Senada Sejdovic, moglie di Imer Omerovic e madre dei dodici figli. La cronaca ci dice anche che il giorno dopo, 9 maggio, Papa Francesco ha accolto a San Giovanni in Laterano la famiglia Omerovic, mostrando la sua vicinanza ai vili attacchi fatti solo sul discrimine razziale. Neanche a dirlo, gli haters dei social si sono scatenati e scagliati contro il Papa, ma ci ritorniamo dopo.

Altro, e ultimo, fatto: 6 maggio, tale don Giovanni Berti, in arte “Gioba”, prete fumettista che ha appena pubblicato un libro molto interessante, “Nella vignetta del Signore. Il Vangelo disegnato con il sorriso” edizione Ancora, realizza questa vignetta su di un giovane prete venticinquenne, don Mattia Ferrari che ha deciso di imbarcarsi sulla nave da soccorso Mare Jonio, attiva nell’ambito della piattaforma Mediterranea.

Vignetta di don Giovanni “Gioba” Berti

Neanche a dirlo, gli haters dei social si sono scatenati e scagliati contro don Mattia e Gioba.

Mi sono chiesto: cosa accomuna i tre eventi? La discriminazione. È diventata, in questi ultimi tempi, una condizione legittimata – e gli haters di cui sopra ne fanno largo uso – quasi sempre dal “ma prima si deve pensare a…“; e mettiamoci ciò che vogliamo: gli Italiani, quelli del Nord, quelli del Sud, quelli del Sud ma, prima ancora, quelli di una particolare provenienza del Sud – e si trascende davvero nel tragicomico.

Ma c’è soprattutto, fortunatamente, un’altra cosa potentissima che accomuna questi tre eventi: l’accoglienza. Accoglienza delle famiglie, accoglienza della persona, accoglienza della vita. Credo si sia arrivati a un corto circuito idealistico e valoriale: se uno è cattolico, è anche cristiano, fino a prova contraria; e se uno è cristiano, i valori dell’accoglienza li dovrebbe avere nel DNA. Punto. Senza se e senza ma.

Io arrivo da una realtà, San Giuliano Milanese, dove la Chiesa locale è sempre stata accogliente; dove gli ambiti associativi, come Liberi Pensieri, e la Chiesa locale hanno collaborato, in nome dell’accoglienza. Arrivo da una realtà associativa, l’AGESCI, che dell’accoglienza ne ha fatto un manifesto.

Insomma, per concludere, un solo pensiero per gli haters cattolici: a quando un bel raduno per reinstaurare la figura di Pio XII?

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