la corte interna

Rocca Brivio, sentinella del futuro

A più di vent’anni dall’acquisizione pubblica Rocca Brivio si appresta a essere definitivamente ceduta. A una Fondazione, nel migliore dei casi, oppure venduta a un privato se il tentativo della Fondazione non andasse a buon fine.

Il terzo caso previsto da un recente Ordine del Giorno approvato dal Consiglio Comunale di San Giuliano Milanese (e fatto proprio dai soci della Rocca Brivio Sforza srl in liquidazione) è ancora peggiore perché prevede un ritorno in capo ai soci attuali (CAP, Comuni di San Donato, San Giuliano, Melegnano e Ass. Roccabrivio) in una sorta di condominio che non avrebbe alcuna possibilità di gestione e rilancio.

Il fatto paradossale è che questo accade in un territorio in costante ricerca di un’identità che vada oltre le metastasi dei capannoni e delle logistiche, dell’edilizia ormai solo finanziaria; un luogo dove a maggior ragione la povertà del dibattito e delle idee sulla Rocca è ancor più preoccupante.

In tempi di cambiamenti climatici, quando finalmente si capisce che le aree verdi e agricole sono il miglior alleato al contenimento del danno, non occuparsi di questi argomenti a partire dal piccolo, da ciò che ci circonda e ci appartiene vuol dire non avere fiducia nel futuro e nelle nostre capacità di analisi e programmazione.

Il sostanziale disinteresse delle amministrazioni che si sono succedute in questi vent’anni, la poca o nulla attività nella ricerca dei finanziamenti necessari a progetti (che non ci sono) testimoniano un’incapacità a comprendere quel grande progetto di salvaguarda e valorizzazione territoriale che è il Parco Sud. Un Parco che ha fatto sì che il consumo del territorio nel basso milanese sia nell’ordine del 30% rispetto al 70-80% del Nord Milano; ma il territorio verde, se non è compreso e vissuto dai cittadini, diventa solo un’area non costruita in attesa della prossima proposta edilizia.

Strano? Forse sì, perché negli anni non è che non sia successo nulla: la valorizzazione ambientale dei territori, delle emergenze storico-artistiche e delle attività connesse stanno rapidamente rivitalizzando aree che sino a poco fa marcavano il passo. E non parliamo solo di aree remote, delle aree di risulta. Quanto successo con il rilancio milanese (pur con tutte le sue luci e ombre) dovrebbe raccontarci, una volta ancora, che non vi sono situazioni date una volta per sempre. Per questo risulta ancora più incomprensibile la disattenzione  su ambiti ricchi di storia e cultura, di varietà biologica, alle porte di una città che sta vivendo da tempo un rilancio anche sui temi turistici, che si fregia della rivitalizzazione delle politiche ambientali, in una realtà che riscopre il turismo lento, la qualità dei piccoli borghi e dei grandi tesori a portata di mano, a casa nostra.

La scelta di vendere Rocca Brivio, di staccarla definitivamente dal ruolo faticosamente riconquistato di sentinella del Parco Sud e delle aree a verde tra San Giuliano Milanese e Melegnano (le uniche con un minimo di continuità sull’asse della Via Emilia da Milano a Melegnano) è stata recentemente rimandata a fronte del tentativo di costituzione di una Fondazione di scopo cui affidare il bene; una scelta importante, frutto del lavoro di chi ha sostenuto e apprezzato la Rocca in questi anni, ma che rischia di essere velleitaria se non accompagnata da una visione chiara di ciò che vogliamo per la Rocca e per il nostro territorio.

Oggi il termine del 29 febbraio 2020 per la presentazione delle manifestazioni di interesse è fissato in un bando che indica alcune condizioni generali e che prevede il conferimento del bene in una Fondazione da parte dei soci. Vedremo se questa richiesta troverà risposte, controlleremo se le risposte saranno o meno congrue rispetto al valore, non solo economico, che viene conferito. Dovremo soprattutto vigilare affinché le iniziative da realizzare in Rocca servano a preservarla come spazio aperto, accogliente, inclusivo per i cittadini.

Nel bene e nel male la Rocca rimane a ricordarci la nostra disattenzione al passato, che mai come oggi è disinteresse al futuro.

Testo: Giulia Magri, Fotografie: Massimo Molteni e Mauro Difidio

About Author

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: