Rappresentare il corpo. La storia dell’Arte è la storia stessa della rappresentazione del corpo, a cominciare dalle stilizzate figure di ominidi intenti a cacciare bisonti e cavalli imbizzarriti nelle sperdute grotte, habitat naturali dei nostri fantasiosi progenitori.
Esaltato dai Greci, celebrato dai Romani e ridimensionato dai Cristiani che lo riducono, in epoca medievale, ad asettica figurazione stilizzata, si riafferma prepotentemente nel Rinascimento fino a raggiungere vette sublimi con la raffinatezza di Raffaello e nella drammatica esuberanza di Michelangelo.
Ed è proprio nel confronto con il maestro di Caprese che si cimenta l’emergente (ma forse ora non più) artista inglese Jenny Saville.
L’enorme occhio che accoglie i visitatori all’ingresso del Museo del ‘900 (clicca qui per andare al sito) di Firenze è il preludio, e nello stesso tempo l’invito, ad immergersi con sufficiente tensione emotiva e irrequieta spensieratezza tra le gigantesche tele e carte di questa talentuosa interprete della fisica fisicità, qui mostrata in tutti i suoi aspetti più esuberanti e dinamici.


Le potenti pennellate di colore – quasi sciabolate, si direbbe – apparentemente disordinate e feroci definiscono potenti ed espressivissimi volti di giovani donne, le uniche e autentiche protagoniste dell’esposizione. Le sale dello spazio espositivo, bianchissime, luminosissime e aperte come la mente di un esteta ascetico, esaltano questi colori violenti, queste forme avvolgenti, questi sguardi penetranti. La mano dell’artista si muove sicura e libera e la graffite disegna volumi esuberanti, membra esplosive, corpi che vogliono ribellarsi alla staticità della forma bloccata. Proprio come Michelangelo, che rappresenta nei suoi “Schiavi” il drammatico bisogno dell’uomo di liberarsi da ciò che lo opprime e lo imprigiona, la Saville muove le sue figure sulla superficie come a volerle far uscire dal fondo, e ci stordisce dolcemente, chiamandoci nel contempo ad entrare mentalmente nell’opera per condividere nevrosi e piaceri delle sue energiche protagoniste.
La mostra è aperta fino al 27 febbraio. Correte se non volete perdervela.

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