Scrivere che passione (4/4)

Marina Bertamoni, autrice di romanzi gialli, pubblica per la Fratelli Frilli editori. Ha iniziato a scrivere perchè, come ci svela nell’intervista aveva delle cose da dire e la scrittura le ha dato modo di farlo.

Siamo arrivati al quarto incontro, questa volta parliamo con Marina Bertamoni, in libreria con „La pazienza della formica“ F.lli Frilli ed. di recente ristampa. É il terzo libro che vede protagonista Luce Frambelli. Nelle puntate precedenti ho chiacchierato con Fabiola Liuzzi, Stefano Corbetta, Gino Marchitelli.

M. Marina, come hai iniziato a scrivere?

MB. Ho sempre amato la lettura, fin da bambina, e anche la scrittura, ma sono arrivata a scrivere con l’idea di farmi leggere­ e quindi di pubblicare solo in età matura, dopo i quarant’anni. In quel momento della mia vita ho sentito l’esigenza di trovare un mezzo di espressione, forse anche perché avevo accumulato un bagaglio di esperienze che mi aveva arricchito. Avevo delle cose da dire e la scrittura mi ha dato il modo di farlo. Il mio primo romanzo, che si chiamava “Tutti devono sapere”, era un giallo ma toccava tanti diversi temi: le dinamiche familiari complicate, che sono spesso la causa di comportamenti violenti, il razzismo, la vita di provincia con i suoi lati positivi e negativi e molto altro. Volevo esprime le mie idee su temi così rilevanti e la trama gialla mi ha dato il pretesto per farlo. Dal punto vista stilistico e prettamente tecnico il romanzo aveva molti difetti, essendo l’opera prima di una principiante, ma mi ha dato modo di capire che la scrittura era per me qualcosa di davvero importante, tanto che da quel primo romanzo del 2004 non mi sono più fermata.

M. Hai iniziato a scrivere romanzi singoli e poi sei passata ad un personaggio seriale per una casa editrice, la Fratelli Frilli di Genova, che fa dell’ambientazione e dei personaggi seriali la propria caratteristica distintiva. É diverso scrivere di un personaggio seriale?

MB. A dire il vero, i primi due romanzi che ho scritto, il già citato “Tutti devono sapere” e il successivo “La dea della luma” avevano lo stesso protagonista, il maresciallo Vittorio Emanuele Rastelli, classico investigatore alle prese con efferati delitti. Il terzo romanzo, “Camping Soleil”, aveva due co-protagonisti, che indagavano fuori da ogni schema per salvarsi da un’accusa di omicidio. Gli ultimi tre romanzi sono quelli con il vero personaggio seriale, l’ispettrice Luce Frambelli . Per rispondere alla domanda, sì, scrivere di un personaggio seriale è molto più complicato e coinvolgente che scrivere romanzi singoli. Se un personaggio è seriale l’autore oltre a dover gestire la trama gialla, con intreccio e colpi di scena, deve gestire anche la vita personale del protagonista, che cresce insieme ai romanzi. La vicenda umana del protagonista diventa parte integrante della trama e va portata avanti, romanzo dopo romanzo, con coerenza e con fantasia. Lo scopo infatti è quello di far affezionare il lettore al personaggio, di farglielo amare tanto quanto lo ama l’autore. Per questo è necessario approfondirne la psicologia e dargli una storia personale non banale, alla quale il lettore si possa appassionare.

M.La pazienza della formica” è il tuo terzo romanzo, per la Fratelli Frilli, con protagonista Luce Frambelli, un’ispettrice della Questura di Lodi, ci racconti qualcosa sul tuo personaggio?

MB. Luce Frambelli è una giovane donna molto determinata, caratterizzata da una cocciutaggine quasi patologica, che la porta a non deviare mai dalle proprie convinzioni. Per questo non accetta le verità scontate o troppo comode, se capisce che può esserci qualcosa per la quale valga la pena andare più a fondo lo fa senza esitazione, anche se per questo mette a rischio la propria carriera, la cosa più importante che ha. Luce è infatti anche una persona molto sola, ha perso i genitori e dopo qualche trascorso amoroso poco felice ha deciso che può bastare a sé stessa. Oltre alla testardaggine Luce è affetta anche da una certa presunzione, che le fa credere di poter fare tutto da sola e di non aver bisogno di nessuno, cosa che le crea non pochi problemi in ambito lavorativo. C’è anche un mistero che riguarda la sua infanzia, un dubbio che la tormenta e che romanzo dopo romanzo cerca di fugare. In questo Luce, che al mondo si presenta come una donna forte e fin troppo rigida, rivela una grande fragilità mostrando una dualità che spero la renda un personaggio umano e credibile.

M. Scrivi anche racconti, rispetto allo scrivere un libro che differenza c’è, se c’è?

R. Ho scritto racconti principalmente per partecipare a concorsi letterari e devo dire che non è il tipo di testo che preferisco. I racconti sono però un’ottima palestra di scrittura, soprattutto quando viene imposto un limite massimo di battute. Se devi condensare entro certi limiti trama, luoghi e psicologia dei personaggi, impari anche le tecniche del mostrare piuttosto che spiegare (Il cosiddetto show don’t tell) e dello sfrondare il testo da tutti gli orpelli che lo appesantiscono inutilmente. Resta il fatto che con il romanzo mi sento molto più libera e a mio agio.

M. Pensi che la pandemia influenzerà il nostro modo di comunicare? Come scrittrice hai colto qualche spunto?

R. La pandemia cambierà molti aspetti della nostra vita, alcuni per sempre. Dal punto di vista della comunicazione abbiamo sofferto a causa della mancanza di contatto umano e siamo stati costretti a comunicare a distanza e con i mezzi informatici. In ambito letterario, in questo ultimo anno non si sono potute fare presentazioni dei romanzi dal vivo, cosa che ha privato l’autore del contatto diretto con i lettori, sempre entusiasmane e appagante. Le uniche possibilità di promozione sono state le interviste e gli incontri organizzati online, per lo più sui social, da blogger e librai. Paradossalmente, quello che poteva essere considerato un modo triste e sterile di presentare un romanzo, si è rivelato un grande successo. Mi è capitato di fare un’intervista sulla pagina Facebook di un’associazione culturale che ha avuto più di mille visualizzazioni, un risultato che non avrei mai raggiunto con le presentazioni in presenza, ci sarebbe voluto moltissimo tempo. Forse anche per questo “La pazienza della formica” mi ha dato la grande soddisfazione di andare in ristampa, obiettivo che non avevo mai raggiunto prima. Tutti quanti non vediamo l’ora di tornare a incontrarci di persona, ma confesso che spero che questa modalità di promozione non venga abbandonata, perché per gli autori emergenti come me, che hanno bisogno di raggiungere il maggior numero di lettori possibile, sono una grande opportunità.

M. Stai già scrivendo un nuovo episodio con protagonista Luce? Come ti prepari alla scrittura?

MB. Il quarto episodio della serie è già in cantiere. La storia non potrà prescindere dalla pandemia, perché Luce indaga e si muove in provincia di Lodi, il luogo nel quale, in Italia e in Europa, è esploso il contagio. Il territorio è uno di quelli che ha sofferto maggiormente e le ferite non sono ancora sanate. La scrittura è sempre terapeutica, e anche questa volta la userò per esprimere quello che questo orribile periodo ha significato per me e il desiderio di lasciarlo alle spalle. L’angoscia diffusa, per assurdo, è sentimento che si presta perfettamente a una trama noir. Quando inizio un nuovo romanzo, mi preparo elencando le idee e le parole che mi danno gli spunti a cui attingere. In questo caso sono molte, alcune in contrapposizione vera o apparente: ignoranza e scienza, lavoro e salute, cambiamento e abitudini e poi smarrimento, sconforto, speranza, rinascita… Nel romanzo la pandemia ci sarà, ma resterà sullo sfondo, non voglio che prenda il sopravvento su una trama gialla con sfumature noir che spero sarà avvincente.

M. Tu cosa leggi?

MB. Leggo di tutto, ma prediligo i gialli e i noir, soprattutto perché leggere, oltre che divertirmi tanto quanto scrivere, mi serve per imparare. Leggo i classici ma anche autori contemporanei e analizzo i testi per carpirne i segreti anche dal punto di vista tecnico. Leggo così tanto che faccio fatica a ricordare titoli e autori. Attualmente in lettura ho “Si scioglie” di Lize Spit, un romanzo amaro e toccante, ambientato nelle Fiandre, che si svolge su due piani temporali, che si intrecciano fino a un finale che è un vero pugno nello stomaco. Tra quelli letti recentemente ho amato ‘L’ora più fredda’ di Paolo Paci, un romanzo meraviglioso e scritto molto bene di cui consiglio caldamente la lettura. Lo stesso vale per i romanzi di Nicolas Mathieu, ambientati nella Francia della provincia operaia, che adoro. Per quanto riguarda invece i gialli e i noir, ho letto tutta la serie del commissario Wallander di Henning Mankell, un personaggio e una scrittura inimitabili e mi piacciono molto Fred Vargas e Michel Bussi. Tra gli italiani di grande successo mi piacciono Ilaria Tuti e Luca D’Andrea. Infine, leggo e consiglio tutti gli autori della casa editrice per cui anch’io pubblico, la Fratelli Frilli Editori, una realtà indipendente con un catalogo che invito a scoprire.

Ringrazio Marina Bertamoni per la sua disponibilità.

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