TSUNAMI SGM

Abbiamo seguito la campagna elettorale sangiulianese sin dall’inizio e abbiamo contribuito con la nostra iniziativa di confronto tra i sindaci nella serata del 29 settembre 2021.

Oggi, a urne chiuse, vi proponiamo una nostra analisi, perché il voto alle amministrative sangiulianesi ci stupisce per l’enormità del risultato ma vanno anche chiariti alcuni passaggi per evitare risposte troppo semplicistiche e fuorvianti.

Intanto cominciamo col dire che il dato sangiulianese è sì in contraddizione con la generalizzata affermazione del centrosinistra a livello nazionale, ma è del tutto omogeneo alla riconferma dei Sindaci al secondo mandato. “Sindaco uscente non si cambia”, sembra dire un luogo comune della politica, e anche in questo caso è stato rispettato.

Disaffezione al voto: anche qui siamo in sostanziale coerenza con il quadro nazionale, il che non vuol essere una giustificazione; proviamo invece a chiederci chi, a San Giuliano Milanese, non è andato a votare. In termini assoluti nel 2016 votarono alle amministrative 15.013 cittadini su 27.303 iscritti, nel 2021 sono 14.037 su 27.963 iscritti, un abbondante 6% in meno in termini percentuali, in termini assoluti circa 1.000 voti in meno.

In sostanza (rispetto ai dati 2016 primo turno) il Centro Destra guadagna 5.905 voti e il Centro Sinistra ne perde 5.697 (unendo le tre cordate di Lorenzano, Marchini e Salvo che allora si presentarono separate). A questo vanno aggiunti i circa 2.000 voti del 2016 della coalizione Greco. Anche attribuendo tutti questi voti al Centro Destra rimane un saldo positivo di circa 4000 voti in più rispetto alla volta precedente, mentre il Centro Sinistra ne perde 5.697. Rifondazione stabile con -13 voti e la lista Fare Comunità che in questa tornata ne prende 289; ininfluenti entrambi nel discorso generale.

Riepilogando i saldi:

Centro Destra +5.905 voti rispetto al 2016

Centro Sinistra -5.697 voti rispetto al 2016

Ergo: a San Giuliano Milanese nel 2021 Centro Sinistra demotiva, Centro Destra motiva.

Può non far piacere ma è così e anche da qui bisogna partire per un ragionamento di prospettiva; cercando per esempio di capire perché la coalizione di Centro Sinistra a San Giuliano (PD e Movimento 5 stelle, più lista civica di Sinistra) non è stata compresa e/o apprezzata dai cittadini.

Altra questione, questa volta interna al Centro Destra: qui il dato è paradossale e sarebbe errato leggerlo solo come un flusso interno di elettori. Il vero tsunami è il risultato della Lista del Sindaco e il suo personale risultato in voti unici (voti disgiunti + voti al solo sindaco). La lista prende 5.392 voti ovvero il 43,5% DELL’INTERO VOTO ESPRESSO e il Sindaco Segala 1.166 voti unici pari all’8,5% della medesima base di calcolo. Se uniamo questi due dati siamo al 52%. Ovvero: il Sindaco da solo (secondo una logica che ovviamente è tutta e solo numerica) sarebbe sufficiente per una vittoria al primo turno. Possiamo definire questo voto solo come un voto di Centro Destra o dobbiamo considerarlo, almeno in parte, come un voto di opinione? Un risultato cui hanno certamente contribuito anche molti votanti tradizionalmente orientati a Centro Sinistra, suggellato poi dai molti elettori di Centro Sinistra che invece non si sono recati a votare.

Questo tsunami produce all’interno del Consiglio Comunale risultati paradossali. Citiamo solo, per brevità, la lista di Fratelli d’Italia che praticamente triplica i voti rispetto al 2016 ma rimane al palo con 2 consiglieri esattamente come nella precedente consigliatura o il PD che, nonostante l’emorragia di voti, è il primo partito del Consiglio Comunale con il 13,5%.

Dato ancor più sconcertante, la Lista Segala con 11 consiglieri più Sindaco arriva a 12, pressoché la maggioranza autonoma del Consiglio Comunale. Detta in altri termini: l’attuale maggioranza può permettersi di perdere 6 consiglieri (quasi un terzo) e rimane comunque maggioranza. Un problema non da poco che dovrà affrontare Marco Segala nella gestione dei rapporti politici in maggioranza e con qualche problema della “sua” lista che rischia un assottigliamento già dai primi mesi, senza troppi ricambi alle spalle. 

Certo, i risultati di San Giuliano sono particolarmente esasperati, ma questo permette di cogliere meglio alcuni aspetti di fondo:

  1. Candidato Sindaco al secondo mandato è sostanzialmente non contendibile, se appena appena ha fatto il suo dovere.
  2. Questa non contendibilità viene percepita dagli elettori e tende a diminuire la motivazione al voto (e a far dimenticare che in realtà si vota per soprattutto il Consiglio Comunale e che comunque il voto ha sempre una valenza politica).

Sarebbe però sbagliato bollare questa disaffezione al voto come qualunquista perché gli elettori confermano di essere in grado di distinguere e di scegliere tra candidati e schieramenti, l’astensione è quindi, almeno in parte, un’astensione “attiva” di cui vanno investigate le ragioni e sui cui è possibile incidere. Di fatto lo stesso dato “di forza” del candidato al secondo mandato si trasforma in una debolezza finale: al termine del secondo mandato si resetta tutto e le forze politiche sono sempre meno in grado di rappresentare una continuità della proposta (tra 5 anni non avrà senso fare una “Lista Segala”). L’estrema personalizzazione facilita una propensione al cambiamento.

Queste nostre considerazioni non hanno ovviamente un orientamento elettorale o partitico. Tuttavia, Stacco ha sempre rivendicato un proprio chiaro posizionamento politico e per questo ci permettiamo di aprire il tema del “che fare” a sinistra nei prossimi 5 anni.

Naturalmente non ci sono ricette per nessuno, ci limitiamo a sottolineare e proporre alcune considerazioni su cui sarebbe utile avviare un confronto:

  1. Come effetto delle percentuali del voto, ci saranno solo 6 consiglieri su 24 per l’opposizione (nella scorsa tornata erano 9). Non ha senso investire queste energie solo nel lavoro consiliare. Va garantito un presidio continuo delle istituzioni e un controllo delle questioni centrali della vita amministrativa, il resto deve essere una responsabilità precisa della maggioranza.
  2. Unità delle forze di opposizione: i consiglieri di minoranza dovranno fare dell’unità in Consiglio un valore in sé, da tutelare; anche per sopperire al limitato numero delle presenze ma soprattutto per mantenere un minimo di forza comune.
  3. Non servono nel dibattito politico, in quello elettorale in particolare, distinguo e recriminazioni. Non pagano. Serve invece un sano e credibile rilancio, motivato e competente, a partire dai risultati raggiunti. Per capirci: non serve recriminare sulle procedure, sulle asfaltature, sui problemucoli del passato (soprattutto se una tua parte politica ne è grandemente responsabile). Serve riconoscere ciò che è stato fatto, nel bene e nel male, e dire come e dove si può e si deve fare meglio e di più.
  4. Non sappiamo nulla, oggi, del quadro politico locale e nazionale tra 5 anni. Ma tutto il lavoro che va impostato sin da oggi non può prescindere da quel traguardo, pena trovarci a riparlarne tra 15 anni. In particolare: tra 5 anni il 50% e più dei candidati di questa tornata saranno incandidabili per evidenti ragioni anagrafiche. Facciamo finta di niente o proviamo a pensarci?
  5. La vittoria di queste proporzioni del Centro Destra denuncia inoltre un cambiamento nelle modalità di decisione del voto. Si va sempre più verso un voto di opinione, piaccia o meno, che sceglie a prescindere dallo schieramento politico di riferimento (almeno nelle amministrative e non solo a San Giuliano). In un quadro così rivoluzionato che valore hanno i richiami identitari della politica?

In conclusione: bisogna lavorare nella città.
Non è utile esaurirsi nell’impegno consigliare e amministrativo. Serve un lavoro libero, irriverente, svincolato ma non avulso dai partiti, per ricollegarsi alle persone e capire le loro necessità; bisogna proporre iniziative e produrre proposte, idee concrete e comprensibili. Non è possibile lasciar trascorrere i prossimi 5 anni nella sostanziale inattività dei partiti di Centro Sinistra così come è stato sinora.

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