{"id":2233,"date":"2021-03-29T08:30:00","date_gmt":"2021-03-29T06:30:00","guid":{"rendered":"https:\/\/stacco.eu\/?p=2233"},"modified":"2022-02-19T21:45:48","modified_gmt":"2022-02-19T20:45:48","slug":"limportanza-della-toponomastica-femminile-per-una-societa-piu-giusta","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/stacco.eu\/limportanza-della-toponomastica-femminile-per-una-societa-piu-giusta\/","title":{"rendered":"L\u2019importanza della Toponomastica femminile per una societ\u00e0 pi\u00f9 giusta"},"content":{"rendered":"\n

\u00abNoi siamo la memoria che abbiamo e la
responsabilit\u00e0 che ci assumiamo. Senza
memoria non esistiamo. Senza responsabilit\u00e0
forse non meritiamo di esistere\u00bb.
Jos\u00e8 Saramago<\/em><\/p>\n\n\n\n

Le nostre strade e le nostre vie sono la nostra memoria. Attraverso la scelta dei nomi delle persone a cui intitoliamo le vie delle nostre citt\u00e0 compiamo un atto politico: decidiamo chi entrer\u00e0 a far parte della storia ed \u00e8 degno di essere ricordato per quello che ha fatto, rappresentando la nostra eredit\u00e0 culturale e chi invece decidiamo di ignorare nel nostro passato. Anche attraverso la scelta dei nomi a cui sono intitolate le piazze e le strade \u00absveliamo quali parti della storia guidano il presente. Ma chi decide quali nomi ricordare? \u2026 E se le strade intorno a noi commemorano carnefici e tiranni, abbiamo la responsabilit\u00e0 civile di modificarli oppure li assumiamo come un precipitato storico cristallizzato ed immutabile?\u00bb (Deidre Mask, Le vie che orientano, Storia, identit\u00e0 e potere dietro i nomi delle strade<\/em>).<\/p>\n\n\n\n

La Toponomastica \u00e8 un rilevatore sociale e denuncia meglio di ogni discorso quella che Maria Pia Ercolini, Presidente dell\u2019associazione Toponomastica femminile<\/a>, chiama \u00abmisoginia ambientale\u00bb. Nelle nostre citt\u00e0 le vie intitolate agli uomini sono in media il 40% mentre quelle intitolate alle donne vanno dal 3 al 5% e sono in grande parte sante, madonne, suore e benefattrici. Esiste una violenza sottile, molto pi\u00f9 subdola di quella fisica o psicologica, che consiste nel rendere invisibili le creazioni e le opere delle donne, cancellandole dalla memoria collettiva. Una violenza culturale che ripercuote i suoi effetti sulle nostre e sui nostri bambini, sulle nostre e sui nostri ragazzi, che penseranno che le donne non hanno fatto nulla di memorabile al mondo, che non avranno modelli da emulare e a cui ispirarsi e la cui autostima faticher\u00e0 ad affermarsi. Del resto anche sui nostri libri di scuola le donne sono quasi dimenticate. Non solo: spesso i libri sono pieni di luoghi comuni che ribadiscono una rigida divisione dei ruoli all\u2019interno della famiglia e
perpetuano una figura di donna che si realizza soltanto se moglie e madre, diversamente dagli uomini.<\/p>\n\n\n\n

La Toponomastica<\/a> e l\u2019odonomastica<\/a> sono lo specchio dei rapporti di potere nella societ\u00e0, primo tra tutti quello tra uomini e donne. Proprio per questo a partire dal 2012 Toponomastica femminile<\/a>, costituitasi in associazione dal 2014, bandisce il Concorso “Sulle vie della parit\u00e0<\/em>“, aperto ad ogni ordine di scuola, in cui, attraverso la scoperta di quante vie sono intitolate agli uomini e quante alle donne nelle loro citt\u00e0 e nei loro Paesi, le ragazze e i ragazzi siano indotti a riflettere sulla disparit\u00e0 di genere, ad approfondire le biografie delle poche donne a cui le vie sono intitolate e ad intraprendere iniziative di cittadinanza attiva assumendosi la responsabilit\u00e0 di denunciare questa situazione nelle comunit\u00e0 in cui vivono e di intraprendere iniziative di cittadinanza attiva per fare intitolare vie e luoghi alle donne, locali, nazionali o straniere. Cambiare il nome delle vie \u00e8 impensabile ma intitolare una rotonda, una biblioteca, una sala consiliare, una pista ciclabile, un\u2019aula in una scuola \u00e8 molto pi\u00f9 facile. Delle tante attivit\u00e0 intraprese dalla scuola in cui insegno, l\u2019istituto Vincenzo Benini di Melegnano, vorrei ricordare qui l\u2019opera di consulenza che \u00e8 stata chiesta alla nostra scuola per intitolare un intero quartiere al femminile, il quartiere Monticello di San Donato<\/strong>. Il sindaco Andrea Checchi, che aveva sentito parlare dell\u2019intitolazione della pista ciclabile che va da Melegnano a Cerro al Lambro ad Alfonsina Morini Strada, prima ed unica donna a correre il Giro d\u2019Italia nel 1924, su iniziativa di una classe seconda del Benini, chiese a noi e ad alcune classi del Liceo Primo Levi di San Donato di suggerire nomi di donne a cui intitolare le sette vie del Quartiere. Il lavoro di due classi quarte del Benini e di varie classi del Levi fu accurato. Ne furono individuate moltissime, nel campo della storia, della scienza, della filosofia, della politica, dell\u2019antifascismo, dello sport, dei diritti umani, della pedagogia. Non fu facile sceglierne dieci da suggerire al Consiglio comunale aperto. Per farlo le ragazze e i ragazzi si cimentarono con l\u2019arte oratoria e di persuadere i compagni e le compagne ad accettare la loro figura di donna e a prendere decisioni democraticamente. In Consiglio comunale a San Donato fu bellissimo ascoltare questi e queste cittadine del futuro perorare la causa delle donne scelte. Alcuni problemi legati all\u2019aera Monticello sospesero la decisione in merito ai nomi delle donne da scegliere nell\u2019intitolazione delle vie e finalmente il 4 marzo di quest\u2019anno, in una seduta della Giunta online, alla presenza delle docenti che avevano coordinato il lavoro e di alcune studenti, \u00e8 stata approvata la delibera di intitolazione del quartiere al femminile. I nomi scelti sono stati: Rosa Parks<\/strong>, attivista per i diritti umani dei neri che si ribell\u00f2 alla segregazione rifiutandosi di alzarsi da un sedile dell\u2019autobus riservato ai bianchi e per questo pag\u00f2 con la prigione, Gina Galeotti Bianchi<\/strong>, partigiana militante del Partito Comunista clandestino dalle imprese rocambolesche, condannata dal Tribunale speciale fascista, ma liberata dal Governo Badoglio, uccisa dai tedeschi i 25 aprile del 1945 mentre si stava recando a Niguarda per occuparsi dei partigiani feriti. Mor\u00ec insieme al bambino di otto mesi che aveva in grembo; Nilde Iotti<\/strong>, Costituente e politica del Partito Comunista e Prima Presidente della Camera dei Deputati, Ipazia di Alessandria<\/strong>, scienziata, filosofa, matematica e astronoma greca, martire della libert\u00e0 di pensiero, Ondina Valla<\/strong>, campionessa olimpica degli 80 metri e prima donna a ricevere una Medaglia d\u2019oro a Berlino, Lucrezia Cornaro Piscopia<\/strong>, prima donna a laurearsi in Italia, Edith Stein<\/strong>, Santa Teresa Benedetta della Croce<\/strong>, filosofa e mistica, morta a Auschwitz. Ognuna di queste donne ha lasciato un segno nella storia e insieme a moltissime altre potr\u00e0 rappresentare un modello a cui ispirarsi per le nostre e i nostri ragazzi. Iniziative di cittadinanza attiva per la parit\u00e0 di genere come queste si possono ripetere nelle nostre scuole intitolando, come abbiamo fatto al Benini, aule a Franca Viola, Ilaria Alpi, Felicia Impastato, Lea Garofalo e molte altre. Sar\u00e0 l\u2019occasione non solo per studiare le loro biografie, ma per approfondire la storia delle nostre societ\u00e0, i diritti negati alle donne, la lotta per conquistarli, sia all\u2019interno della famiglia che nelle societ\u00e0 e per ragionare intorno al maschilismo e alla misoginia che le hanno sempre contraddistinte, per prenderne atto e per contribuire a realizzare un mondo pi\u00f9 giusto e veramente paritario. Se vogliamo costruire una memoria condivisa ed inclusiva dobbiamo prenderci la responsabilit\u00e0 di impegnarci in prima persona, come ci spinge a fare l\u2019articolo 2 della nostra Costituzione, quando parla di solidariet\u00e0 politica, cio\u00e8 di impegno e responsabilit\u00e0, di cui la frase di Saramago in esergo \u00e8 per me una splendida sintesi. In questo modo staremo combattendo la violenza culturale, che \u00e8 purtroppo la premessa per i tanti femminicidi che caratterizzano le nostre societ\u00e0, per la violenza domestica, psicologica ed economica che in periodo di pandemia e lockdown, con la convivenza forzata nelle case, \u00e8 aumentata in modo esponenziale come testimoniano le chiamate al numero verde 1522. La sensibilit\u00e0 su questi temi \u00e8 aumentata e l\u2019aumento delle panchine rosse simbolo della lotta alla violenza di genere sta a dimostrarlo. Ne \u00e8 la riprova anche Il Codice Rosso<\/a><\/strong>, una legge entrata in vigore il 9 agosto 2019, con la quale sono state apportate modifiche al codice penale e al codice di procedura penale e altre disposizioni in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere. <\/p>\n\n\n\n

Un bellissimo documentario, presentato alle classi per un lavoro di approfondimento, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, realizzato tra gli altri da Toponomastica femminile e Snoq Lodi con il patrocino della Camera del Lavoro pu\u00f2 essere visto a questo link.<\/p>\n\n\n\n

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