{"id":2386,"date":"2021-06-02T15:23:00","date_gmt":"2021-06-02T13:23:00","guid":{"rendered":"https:\/\/stacco.eu\/?p=2386"},"modified":"2021-09-16T10:39:58","modified_gmt":"2021-09-16T08:39:58","slug":"la-bicicletta-come-strumento-di-emancipazione-femminile","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/stacco.eu\/la-bicicletta-come-strumento-di-emancipazione-femminile\/","title":{"rendered":"La bicicletta come strumento di emancipazione femminile"},"content":{"rendered":"\n

Lascia che ti dica cosa penso della bicicletta. Penso che abbia fatto per l\u2019emancipazione femminile pi\u00f9 di ogni altra cosa al mondo. D\u00e0 alle donne una sensazione di indipendenza e di fiducia in loro stesse. Gioisco ogni volta che vedo una donna in bicicletta\u2026\u00e8 l\u2019immagine della femminilit\u00e0 libera e priva di ostacoli.<\/em><\/p>\n\n\n\n

Susan B. Anthony<\/em><\/p>\n\n\n\n

C\u2019\u00e8 un agile libretto, pubblicato dalla Casa Editrice Capovolte (di cui consiglio un\u2019occhiata al catalogo, interessante e con titoli che vanno \u201cin direzione ostinata e contraria\u201d) che nessuna donna dovrebbe fare a meno di leggere e forse nemmeno nessun uomo.  L\u2019autrice, Manuela Mellini, editor, ghostwriter, enigmista e scrittrice, che ho avuto il piacere di conoscere in un incontro online<\/em> che ho moderato per l\u2019associazione Toponomastica femminile<\/em><\/a> insieme alle attiviste di Femministe col ciclo<\/a>,<\/em> \u00e8 una vera amante della bicicletta, che non abbandona quasi mai nei suoi percorsi tra Berlino e Milano e che \u00abpedala ovunque capiti\u00bb. Sar\u00e0 stato un caso ma, essendo nata in un Paese della provincia romagnola che si chiama Alfonsine, nel suo libro non ha potuto fare a meno di approfondire a lungo la figura di quella persona speciale che fu Alfonsina Strada, la prima donna che partecip\u00f2 al Giro d\u2019Italia nel 1924 e a cui abbiamo dedicato la pista ciclabile che va da Melegnano a Cerro al Lambro. L\u2019autrice lo fa descrivendone le imprese con uno sguardo amorevole e ammirato, senza tacere tutte le difficolt\u00e0 e gli ostacoli che questa donna straordinaria ha dovuto affrontare nella sua vita. Ma anche le staffette partigiane che della bicicletta non potevano fare a meno occupano una posizione di riguardo all\u2019interno del suo libro, nel capitolo Biciclette resistenti<\/em>. La prefazione a questa dichiarazione d\u2019amore per la bicicletta \u00e8 di Paola Gianotti che, per chi ancora non lo sapesse, ha infranto 4 Guinness World Record, tra cui quello di donna pi\u00f9 veloce al mondo a circumnavigare il globo in bici.  La parte del libro intitolata Gli inizi <\/em>racconta la storia della bicicletta, alternativamente chiamata \u201cspaccaossa\u201d, \u201cmacchina\u201d, \u201ccavallo di legno\u201d, velociclo\u201d. Come si pu\u00f2 immaginare, se all\u2019inizio la bicicletta \u00e8 guardata con sospetto quando \u00e8 usata da uomini, alle donne \u00e8 vietata (non stupitevi, anche oggi qualcuno continua a pensarla cos\u00ec, anche in Italia).<\/p>\n\n\n\n

 \u00abLa donna in bicicletta \u00e8 un pericolo, per s\u00e9 e per gli altri\u00bb. Cominciano ad affermarsi strane convinzioni, diffuse ad arte, secondo le quali la bicicletta avrebbe effetti nefasti sulla salute femminile: sincopi, palpitazioni irregolari, preoccupanti perdite di peso, tisi, e morti improvvise. Per non parlare delle conseguenze sull\u2019apparato genitale, quello che pi\u00f9 importa a chi le sposa per assicurare la prosecuzione della specie: l\u2019impossibilit\u00e0 di procreare, missione per cui la donna, secondo il pensiero unico maschile dominante, sarebbe stata messa al mondo da Dio. La posizione a gambe aperte che si assume pedalando \u00e8 scandalosa: unita allo sfregamento sulla sella provocherebbe nella ciclista \u00absoddisfacimenti genitali e sensazioni voluttuose, assolutamente da evitare\u00bb. A parte la scarsa conoscenza del corpo femminile di chi sostiene simili stupidaggini, anche l\u2019uso dei pantaloni, assolutamente indispensabili per potere andare in bicicletta, riceve lo stigma della societ\u00e0 pensata e costruita secondo il pensiero unico maschile dominante. \u00abSfacciata, impudente, provocatrice: la donna scostumata se la va a cercare\u00bb. Alla fine dell\u2019Ottocento andare in bicicletta da sola significa sentirsi dare della sgualdrina o vedersi arrivare addosso degli oggetti.  Molto istruttivo il capitolo sulle Pioniere <\/em>che ci dimostra come la storia della bicicletta al femminile sia soprattutto una storia di azioni di rottura, attraverso le quali alcune donne (intraprendenti, spregiudicate, determinate, entusiaste, disperate) riescono a resistere a stereotipi e pregiudizi e a realizzare le proprie ambizioni. Alcuni nomi su tutte: Vittoria, la Regina del Regno Unito, Margherita di Savoia, Sarah Bernhardt, che pedala per gli Champs \u00c9lis\u00e9es, Lina Cavalieri, Marie Curie, che far\u00e0 il viaggio di nozze in bicicletta insieme al marito Pierre, Ernestina Prola, Emma Strada, Adelina Vigo, fioraia milanese che conquista anche importanti vittorie e Alessandrina Maffi di Monza, \u00abbiciclettista di ferro.\u00bb<\/p>\n\n\n\n

Una storia bellissima che Mellini racconta \u00e8 quella di Annie Kopchovsky, per tutti Annie Londonderry, che parte sola in bicicletta per fare un giro intorno al mondo. Il capitolo Il traguardo del professionismo<\/em> \u00e8 invece l\u2019occasione per riflettere ancora una volta sulla misoginia che attraverso la nostra societ\u00e0 e su come siano sottovalutate le cicliste italiane. Un omaggio a Maria Canins qui non poteva mancare.<\/p>\n\n\n\n

Il libro di Manuela Mellini riesce a dimostrare, come fa il titolo di un capitolo del suo libro, che La bici \u00e8 rivoluzione<\/em> perch\u00e9, come dice Alessandro Tursi, Presidente Fiab, intervistato dall\u2019autrice \u00abla bici non \u00e8 solo un oggetto, ma una visione del mondo\u00bb. In questa parte del libro incontriamo gli attivisti e le attiviste della bicicletta, tra cui le Femministe col ciclo, un gruppo di donne, nato prima in rete e poi uscito ad occupare con i corpi femminili le strade in bicicletta. Di giorno e di notte, perch\u00e9 \u00e8 un diritto di tutte e di tutti poter pedalare quando si vuole in sicurezza. Le femministe col ciclo vogliono contrastare l\u2019aggressivit\u00e0 maschilista e sessista su internet e nella societ\u00e0 e si oppongono all\u2019idea di dover sopportare, ogni volta che usano la bicicletta, apprezzamenti non richiesti e catcalling <\/em>e di sentirsi pure dire, quando protestano: \u00abE fattela \u2018na risata\u00bb. <\/em>Il libro racconta delle pedalate delle femministe col ciclo per protestare contro le disuguaglianze salariali di genere, la tampon tax, la violenza ostetrica, i licenziamenti per maternit\u00e0, contro la Rai per l\u2019immagine della donna oggetto che veicola, per il modo in cui racconta i femminicidi e la violenza sulle donne quasi giustificandoli. E nel capitolo finale ci presenta associazioni, riviste, blog e persone che diffondono la cultura della bicicletta come mezzo per cambiare il mondo: Mariateresa Montaruli, che ha creato il blog Ladradibiciclette<\/em><\/a>, le Cicliste per caso<\/a><\/em> che hanno pedalato sulle orme di Alfonsina Strada incontrando gruppi che si battono contro la violenza sulle donne e recentemente hanno intrapreso un viaggio ancora pi\u00f9 impegnativo, gli esponenti di World Bycicle Relief<\/a><\/em> che, nelle aree rurali di alcuni Stati africani, in Sri Lanka e nelle Filippine si attivano per diffondere l\u2019uso della bicicletta fra le popolazioni pi\u00f9 povere e isolate nell\u2019ottica di migliorare le loro condizioni di vita, \u00abGrazie alle due ruote\u00bb scrive Mellini riportando le parole di Tursi \u00able donne possono raggiungere villaggi, pozzi e altri servizi, e magari avviare  piccole attivit\u00e0 che producono reddito; contadini e allevatori riescono a  vendere i loro prodotti in un numero maggiore di mercati, incrementando i loro guadagni; medici e ostetriche si muovono pi\u00f9 velocemente tra villaggi e ospedali, per soccorrere eventuali pazienti o trasportare medicinali; le bambine non devono pi\u00f9 lasciare la scuola perch\u00e9 non riescono a raggiungerla, o perch\u00e9 per farlo dovrebbero camminare per chilometri da sole nella savana, con tutti i rischi che questo pu\u00f2 comportare.\u00bb Tra i tanti siti e blog ricordati dall\u2019autrice BikeItalia.it<\/a><\/em> \u00e8 un blog il cui motto \u00e8 \u00abTrasformiamo l\u2019Italia in un paese ciclabile\u00bb, che racconta una storia bellissima di donne che partecipano al FancyWomen Bike Ride<\/a>, organizzato a Smirne dalla moglie dell\u2019ideatore del blog, Pinar Pinzuti. Nell\u2019intervista a questi due attivisti emerge un fatto incontestabile: in bici \u00e8 pi\u00f9 facile notare ci\u00f2 che non va nelle nostre citt\u00e0: la fragilit\u00e0 delle infrastrutture, l\u2019assenza di segnaletica stradale o di illuminazione e viene voglia di attivarsi per migliorare e proteggere le citt\u00e0 in cui viviamo. La bici quindi \u00e8 ispiratrice di azioni di cittadinanza attiva. In auto la velocit\u00e0 e la chiusura nell\u2019abitacolo non lo consentono. Il FWBR \u00e8 una manifestazione di biciclette colorate su cui le donne si muovono lentamente per le vie del centro chiuse al traffico. Questa manifestazione vuole che le donne si riprendano le strade e possano viverle in sicurezza, che siano visibili in quanto donne, che abbiano accesso illimitato agli spazi urbani, promuovano la mobilit\u00e0 attiva, possano praticare uno stile di vita sano e sostenibile, con meno auto e inquinamento, pi\u00f9 verde e pi\u00f9 spazi pubblici, per portare ovunque la loro sorellanza, crescendo nel rispetto e nella cura di tutte le altre.<\/p>\n\n\n\n

Il libro di Manuela Mellini \u00e8 una lettura godibile e istruttiva, con approfondimenti in piccoli box pieni di curiosit\u00e0. Si legge in fretta e vi si respira tutta la passione per le due ruote di questa scrittrice, a cui piace pedalare ovunque, anche nel cuore della notte, tornando a casa. Come scrive nell\u2019introduzione, questo libro \u00e8 \u00abun omaggio e un ringraziamento alle donne che per la bicicletta, e con la bicicletta, hanno dovuto lottare per decenni (in guerra, nella societ\u00e0, nello sport) e lo fanno ancora oggi. Perch\u00e9, nella battaglia per l\u2019emancipazione, l\u2019autodeterminazione e la libert\u00e0, individuale e collettiva, non c\u2019\u00e8 alleata migliore\u00bb<\/p>\n\n\n\n

Manuela Mellini<\/p>\n\n\n\n

La strada si conquista. Donne, biciclette e rivoluzioni, Casa Editrice Capovolte, 2021<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

Lascia che ti dica cosa penso della bicicletta. 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